In Canavese pioggia di truffe al telefono, vittime designate i pensionati
FAVRIA. La fantasia dei malviventi non conosce limiti. Ennesimi episodi di truffe telefoniche, nei giorni scorsi, si sono verificati a Favria e Rivarolo. Con l’ormai consolidata scusa del falso incidente, ignoti hanno tentato di raggirare almeno quattro pensionati. A poca distanza l'una dall'altra, si sono registrate diverse telefonate dello stesso tenore come ha confermato sui social anche il sindaco di Favria, Vittorio Bellone.
Questa volta, i truffatori si sono finti marescialli dei carabinieri e hanno contattato a casa le loro vittime, tutte anziane, con la scusa del presunto sinistro stradale pronunciando frasi del tipo: «Suo figlio ha provocato un incidente, servono dei soldi per evitare che finisca in galera».
In alcuni casi, purtroppo, qualcuno è caduto nella trappola dei malintenzionati, come è accaduto qualche mese fa a Rivarolo dove una pensionata 82enne ha consegnato nelle mani di un finto carabiniere più di tremila euro in contanti.
I finti militari dell’Arma prendono appuntamento con la vittima e chiedono soldi in contanti per chiudere la vicenda. In quegli attimi concitati, la paura e l’agitazione prendono il sopravvento e non si riesce più a ragionare con lucidità e razionalità su quanto sta accadendo. Ovviamente, ma è sempre doveroso sottolinearlo soprattutto a tutela delle fasce più fragili della popolazione, i carabinieri o altri rappresentanti delle forze dell’ordine non chiedono soldi né tanto meno li ritirano per conto altrui.
In altri casi, fortunatamente, come negli ultimi registrati a Favria e Rivarolo, il colpo non è andato a segno in quanto le vittime si sono accorte in tempo del tentativo di raggiro e, prendendo tempo al telefono con il presunto maresciallo, sono riuscite a mettersi in contatto con i figli che, naturalmente, non erano stati coinvolti in nessun incidente. Truffe di questo genere, purtroppo, sono pressoché quotidianamente all'ordine del giorno. I truffatori sono sempre più abili nell’inventarsi scuse e situazioni più o meno credibili per gettare nel panico le loro prede e convincerle a sborsare denaro.
Intanto alle indagini dei carabinieri, dove sono state presentate diverse denunce, si sono affiancate quella della polizia postale che sta valutando con estrema attenzione due casi accaduti a Vische e Montalenghe, l’una andata a buon fine e l’altra sventata grazie all’intervento della nipote della vittima. Truffe ricalcano esattamente quelle (raccontate dai protagonisti sulle colonne della Sentinella del Canavese nella primavera dello scorso anno) dove i malviventi si erano presentati telefonicamente con il nome di addetti alle Poste (che esistono realmente e lavorano negli uffici postali dove le vittime avevano dei conti, impiegati poi risultati completamente estranei alle truffe). In un caso, a Valperga, i malfattori avevano anche dati sensibili, forse ottenuti intercettando comunicazioni scritte tra una banda e la vittima designata, poi caduta nel tranello «perché - ha detto - ormai in banca non trovi più nessuno e quella signorina al telefono era così gentile...».