Gli agricoltori veneti: «Per alluvioni e gelate ci stanno negando i ristori»
Si chiama Agricat, e, come si intuisce dalla sigla, è il fondo mutualistico nazionale per la tutela dei danni catastrofali subìti dagli agricoltori. Alluvioni, gelo, siccità (nota bene: non la grandine, considerata frequente). Tutti fenomeni legati al climate change.
Ebbene, il fondo Agricat ha un problema, come denuncia Coldiretti: i ristori per le calamità naturali del 2023 non stanno arrivando come dovrebbero. Anzi - rivela il presidente di Coldiretti Veneto, Carlo Salvan - in queste ore tanti imprenditori della nostra regione o dell’Emilia-Romagna per l’alluvione del 2023, stanno ricevendo via posta certificata delle risposte negative alle loro istanze di risarcimento.
Perché, presidente Salvan?
«Non lo sappiamo. Nessuna spiegazione. Arrivano delle Pec negative e stop. Ovviamente ciò è motivo di forte preoccupazione».
Da chi dipende questo fondo Agricat?
«È gestito da Ismea e Agea, sulla base di finanziamenti comunitari. Agricat corrisponde al 3 per cento della Pac (Politica agricola comunitaria, ndr) nazionale, quindi stiamo parlando di 350 milioni di euro l’anno a livello italiano».
Ismea e Agea, quindi indirettamente il governo.
«Esatto, fanno capo al Ministero dell’Agricoltura».
Oltre a questo problema di Agricat, emerso negli ultimi giorni, come giudicate il rapporto con le compagnie di assicurazione per i danni subìti dai vostri associati?
«Da tempo denunciamo il fatto che il costo delle polizze è molto pesante, troppo, difficile da gestire. Ovviamente le compagnie assicuratrici fanno il loro mestiere, non sono opere pie, ma finché il numero delle aziende che si assicurano resterà così basso - appena il 10 per cento a livello nazionale - è chiaro che anche per loro è faticoso starci dentro. Infatti, anche il loro rapporto fra quanto introitano e quanto stanziano è in questo momento in perdita».
Ci può dare un’idea di quanto può costare assicurarsi a un imprenditore agricolo?
«Siamo sul 5-10% del valore assicurato per i seminativi, anche il 20% per la frutta. Si può arrivare a pagare un premio annuo di 10 mila, 20 mila, anche 30 mila euro. Insostenibile, come può ben immaginare».
Il combinato disposto cambiamento climatico-ritardi nei ristori sta dunque mettendo in grave difficoltà il settore.
«A questo si aggiunge il fatto che, per ogni imprenditore agricolo che si assicura, il governo deve stanziare una quota che può arrivare fino al 70 per cento del premio. Ebbene, tali contributi per il 2023 sono stati liquidati pochi mesi fa mentre la quota per il 2022 non è ancora stata trasmessa. Ritardi da parte statale che ingenerano una diffidenza facilmente comprensibile in molti agricoltori, rispetto al tema dell’assicurarsi».
E qui si torna a bomba e cioè al fatto che sono ancora troppo pochi quelli che si assicurano. In Veneto ci sa dire quanti lo fanno?
«Circa quattro agricoltori su dieci, e siamo fra i primi in Italia, in questo senso. Assicurarsi diventa imprescindibile di fronte ai cambiamenti climatici cui stiamo assistendo. Gelate, alluvioni, grandinate, mesi di siccità: sono fenomeni con i quali purtroppo dobbiamo fare i conti sempre più di frequente. Anche per questo motivo, auspico in futuro che sottoscrivere il fondo Agricat possa diventare obbligatorio, un po’ come facciamo tutti con la polizza Rc Auto. Innanzitutto perché questo consentirebbe di smaltire su base molto più ampia il flusso di risorse finanziarie verso le assicurazioni e, di conseguenza, portare anche a un abbassamento dei premi assicurativi. È grazie al fatto che tutti dobbiamo fare la polizza Rc Auto che oggi possiamo circolare in sicurezza, pagando relativamente poco ogni anno».