Cosa fare quando si sospetta un disturbo dell’apprendimento (DSA)
In Italia il disturbo dell’apprendimento (DSA) interessa oltre 2 milioni di persone, coinvolgendo bambini, ragazzi e adulti. Le recenti ricerche indicano che dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia colpiscono circa il 3-4% degli alunni italiani. Questo significa che, in una classe di 25 studenti, è molto probabile trovare almeno uno studente con difficoltà significative nella lettura, nel calcolo o nella scrittura.
I DSA sono disturbi di origine neurobiologica che interferiscono con l’apprendimento delle abilità di base, come la lettura, la scrittura e il calcolo. Questi disturbi non dipendono da un deficit intellettivo o da problemi psicologici, ma da specifiche difficoltà nelle abilità cognitive di base.
Riconoscere un disturbo dell’apprendimento
Anticipare la diagnosi di un DSA può essere determinante. Già durante la scuola dell’infanzia, alcuni segnali come difficoltà nell’orientamento spazio-temporale o nella coordinazione motoria potrebbero indicare un potenziale rischio. Nei primi anni della scuola primaria, i bambini che mostrano difficoltà a organizzare le attività o che perdono rapidamente la concentrazione potrebbero avere un DSA, soprattutto se non raggiungono i progressi attesi nel primo anno.
Rilevare un DSA in tempi brevi è fondamentale per ridurre le difficoltà che il bambino potrebbe incontrare in futuro. Molte scuole dell’infanzia hanno già adottato strategie di osservazione mirate, che permettono agli insegnanti di sviluppare percorsi didattici personalizzati. Questo metodo consente di identificare eventuali ritardi nell’alfabetizzazione fin dai primi anni della scuola primaria.
Chi diagnostica un disturbo dell’apprendimento
La diagnosi di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) deve essere effettuata da esperti qualificati, tra cui psicologi, neuropsicologi dello sviluppo con specializzazione in psicopatologia dell’apprendimento e neuropsichiatri infantili. In alcune regioni, è consentito presentare alla scuola una diagnosi redatta da specialisti privati, mentre in altre sono valide esclusivamente le diagnosi emesse dal Servizio Sanitario Nazionale o da enti convenzionati.
Solitamente, sono gli insegnanti a notare per primi le difficoltà del bambino. Quando un docente rileva che un alunno ha problemi con la lettura, la scrittura o il calcolo, può consigliare ai genitori di rivolgersi a uno specialista per una possibile valutazione diagnostica.
Che tipologia di DSA esistono
La dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia sono disturbi dell’apprendimento che interferiscono rispettivamente con la capacità di leggere, scrivere correttamente, produrre una scrittura leggibile e comprendere i numeri.
Questi disturbi si manifestano attraverso difficoltà specifiche che possono compromettere la fluidità nella lettura, la corretta ortografia, la qualità grafica della scrittura e le abilità matematiche, rendendo complicato l’apprendimento e l’uso quotidiano di queste competenze.
L’identificazione di un DSA non può essere fatta prima del termine del secondo anno di scuola primaria. Questo periodo è fondamentale per differenziare un normale ritardo nello sviluppo da un vero e proprio disturbo dell’apprendimento.
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Il ruolo di genitori e insegnanti
Il ruolo degli insegnanti è cruciale nella gestione e nella prevenzione dei DSA. Non basta solo riconoscere e segnalare le difficoltà: è necessario adottare un metodo che coinvolga tutti gli studenti, valorizzando le capacità di ognuno, non solo di chi mostra difficoltà.
In aula, possono essere utilizzate strategie come il lavoro di gruppo e strumenti specifici per supportare gli studenti con DSA. I genitori, d’altra parte, dovrebbero dialogare con gli insegnanti per verificare se le difficoltà notate a casa emergono anche a scuola. Se i problemi persistono, è importante raccogliere informazioni precise e consultare uno specialista per una valutazione approfondita.
Quali strumenti possono usare gli insegnanti per riconoscere i DSA
Per individuare precocemente i possibili DSA, gli insegnanti della scuola primaria possono utilizzare diversi strumenti e pratiche di osservazione. Nei primi due anni, è comune impiegare prove scolastiche specifiche per monitorare lo sviluppo delle competenze fondamentali in lettura, scrittura e calcolo. Questi strumenti possono essere applicati a livello collettivo, cioè a tutta la classe, oppure individualmente, per ottenere un quadro dettagliato delle abilità di ogni alunno.
Uno degli strumenti più efficaci e uniformi per la valutazione del disturbo dell’apprendimento è la piattaforma multimediale Giada. Essa offre un modello standardizzato per l’intervento e la diagnosi precoce di difficoltà nell’ambito della letto-scrittura e del numero-calcolo. Questa piattaforma consente di rilevare tempestivamente eventuali segnali di disturbi dell’apprendimento, aiutando così l’insegnante a intervenire prontamente.
L’insegnante, spesso con l’aiuto di un consulente scolastico, può valutare se un alunno con ritardi negli apprendimenti presenti caratteristiche che potrebbero indicare un possibile DSA. Per evitare di creare allarmismi con i genitori, è essenziale valutare attentamente anche altri fattori, come la presenza di casi familiari di DSA o precedenti disturbi del linguaggio, prima di procedere con una segnalazione.
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