Messner: «Solo navette e impianti di risalita sulle Dolomiti»
«L’automobile consuma o no il territorio? Comporta dei costi che le comunità locali pagano attraverso le tasse? Quindi è giusto che il turista paghi un pedaggio». Parola di Reinhold Messner, uno dei più grandi alpinisti ed esploratori. È colui che, insieme al Comune di Cibiana e alla Regione Veneto, ha trasformato un cumulo di macerie, in cui era ridotto un forte della prima guerra mondiale, in un museo d’alta quota, tra i più visitati al mondo, quello sul monte Rite.
Messner, quest’estate è esploso il fenomeno dell’overtourism…
«Ma quale overtourism? Chiamiamolo col suo vero nome: overpicnic».
Che cosa intende?
«Che il grande caldo ha spinto il turista mordi-e-fuggi con l’auto fino in malga, se potesse fino in rifugio. Magari se potesse salire per qualche pista da sci. E sa perché?».
Perché?
«Per consumare, all’aria aperta, cercando il fresco, non solo il panino, ma il pranzo che si porta da casa, E perfino protesta, questo turista, se non trova modo di fare la grigliata. E’ evidente che questa gente va fatta pagare. Ma non per salire in quota, bensì per restare a valle».
La montagna con il ticket, dunque?
«Non si paga per entrare a Venezia? Vuoi visitare le bellezze delle Dolomiti, delle nostre montagne? Contribuisce con un pedaggio, a conservarle nella loro naturalità».
Il Cai e altre forze ambientaliste non vogliono la montagna a pagamento...
«I fondamentalisti non volevano neppure il “museo fra le nuvole” sul monte Rite? Eppure abbiamo recuperato delle rovine; abbiamo trasformato un presidio di guerra in un luogo di cultura, di pace. Attenzione, anch’io sono contrario a far pagare la persona che viene montagna. Se viene, però, con la propria auto, il parcheggio che gli preparo deve pagarlo. Ecco, si tratta semmai di preparare queste aree di sosta, che oggi, dopo anni di chiacchiere da parte dei politici, ancora non ci sono».
Lei ritiene che l’automobilista che tra Fortogna, Valle di Cadore e Cortina ha fatto due ore di coda, paghi volentieri il parcheggio sul passo Tre Croci per salire fino al lago Sorapis?
«Sono stato di recente. È bellissimo. Questo sì è un luogo di overtourism, come lo sono le Tre Cime ed il lago di Braies. Ritornando al ticket o al pedaggio, è evidente che noi possiamo chiedere il contributo nella misura in cui l’automobilista trova le strade non intasate e luoghi dove parcheggiare. Siamo ancora all’anno zero?».
Beh, quasi.
«E allora propongo alle Province dell’area dolomitica, alla stessa Regione Veneto, che finalmente commissionino uno studio della possibile logistica. A livello di intero territorio della Fondazione Dolomiti Unesco. Affidino a studiosi accreditati come disincentivare il traffico automobilistico sui passi, nelle valli ancora incontaminate, verso i siti più iconici. E i politici implementino i risultati di questi studi, non li lascino nel cassetto».
Immagina l’introduzione delle Ztl sui valichi di montagna?
«Questo ed altro. Anzi, se fosse per me, i passi dolomitici dovrebbero rimanere aperti solo alle navette e agli impianti di risalita. Dobbiamo restituire alle terre alte il silenzio, le condizioni migliori per la loro contemplazione. Provi a chiedere a un rocciatore, a un alpinista che sta salendo lungo le pareti del Sella cosa prova quando sfrecciano non solo le auto sportive, ma anche quelle normali; peggio ancora le motociclette. Ci si decida a prendere decisioni drastiche. Ma, evidentemente, a valle vanno fatti i parcheggi. E sia istituita una puntuale rete di trasporto pubblico, magari di navette cadenzate. E poi, ovviamente, le piste ciclabili, i sentieri riservati esclusivamente ai camminatori, gli impianti di risalita meglio organizzati».
Quindi lei non teme l’overtourism sulle Dolomiti?
«Neppure tra 100 anni la provincia di Belluno patirà questo problema, ad eccezione di alcuni siti particolari. Ed ecco che, proponendo lo studio logistico, suggerisco anche un’analisi e la promozione di itinerari e territori alternativi a quelli più frequentati».
Permetta, però. Cortina è sempre Cortina.
«Cortina potrebbe essere bellissima, ma dopo le Olimpiadi resterà una città per ricchi, che possono spendere milioni per la loro casa. Non riceverà mai un turismo di massa. Ci sono dei dati riferiti alle stagioni turistiche dell’anno scorso e di quest’anno che non sono troppo incoraggianti. Al di là delle apparenze e di determinate interpretazioni. Noi dobbiamo fare in modo che tutti i paesi del Bellunese, come quelli delle Province alpine, possano proiettarsi efficacemente verso la loro vocazione, che è appunto quella turistica. Ecco, però, che con una nuova viabilità dobbiamo provvedere anche a una nuova residenzialità. Davvero troppe residenze sono abbandonate; tante potrebbero essere recuperate anche con investimenti minimi. Questo lo dico perché il futuro è quello della residenzialità turistica; non può essere quello del pic nic. Ha presente l’aeroporto di Bolzano?...».
Non vorrà mica portare l’aeroporto a Cortina?
«No, no. Anzi. Ha fatto bene il sindaco a disciplinare il movimento degli elicotteri, dicendo che devono atterrare e quindi decollare solo dall’eliporto. Cito Bolzano perché in quell’aeroporto arrivano turisti da tutto il mondo, che poi si trasferiscono nelle valli dolomitiche non con l’auto singola, ma con le navette. La logistica e la politica dovrebbero individuare soluzioni simili. Voi avete già gli areoporti di Treviso e di Venezia, oltre a quello di Bolzano. So che arriveranno anche i treni elettrici…».
Almeno fino a Ponte nelle Alpi.
«Bene, poi i pullman, le navette. Spero non arrivi l’autonoleggio».
C’è, in area ambientalista, chi ha chiesto di uscire dalla Lista dei siti Unesco.
«Ho letto. I soliti ambientalisti. La Fondazione Unesco è indispensabile alla tutela, alla valorizzazione delle Dolomiti, prima ancora che alla promozione».
Conferma l’impegno a restare sul Rite col Museo fra le nuvole?
«Dovete chiederlo a mia figlia Maddalena. Adesso dipende da lei. Spero che non se ne voglia liberare. Anzi, che s’impegni a incrementarne l’attività, magari con nuove esposizioni. Io garantisco tutto il mio supporto. Ma adesso la responsabilità del Museo è soltanto sua».