Chivasso, Clara Marta vittima di stalking «Un incubo cominciato con la solidarietà»
Chivasso
«Mi chiamo Clara Marta, e oggi mi rivolgo a voi con il cuore afflitto, segnato da un dolore che non avrei mai immaginato di dover affrontare. Sono una donna, una madre, e una moglie che ha visto la sua vita trasformarsi in un incubo, un incubo fatto di paura, angoscia e solitudine. Questo incubo è iniziato un anno fa e da allora non ha più lasciato la mia esistenza. Vorrei condividere la mia storia, perché nessuno dovrebbe mai affrontare un’oscurità così profonda in solitudine».
Ora Clara Marta, 55 anni, commercialista e consigliera comunale a Chivasso, già candidata al parlamento Europeo per Forza Italia, ha davvero paura. Un suo ex dipendente da circa un anno la perseguita. Lei aveva già raccontato tutto ai carabinieri della stazione di Castiglione Torinese ed era scattato il codice rosso con un primo provvedimento di divieto di avvicinarsi all’abitazione. Ma la persecuzione continuava fino a configurarsi nel reato di stalking: Sudais Konate, 37 anni, disoccupato, domiciliato a Torino, lo scorso febbraio era stato denunciato in stato di libertà per atti persecutori, che però sono continuati. Ad aprile quindi era stato arrestato dai carabinieri di Castiglione Torinese per il medesimo reato. E qualche giorno dopo scarcerato e sottoposto alla misura dell’obbligo del braccialetto elettronico: uno strumento messo alla caviglia che controlla i movimenti dell’indagato. Ma l’altro giorno Sudais è riuscito ad avvicinarsi lo stesso alla consigliera. Il suo avvocato Andrea Bertano si auspica «che vengano presi provvedimenti prima che sia troppo tardi».
Marta nel frattempo, prosegue nel suo racconto: «Nel 2017, ero assessore al commercio del Comune di San Raffaele. Piena di entusiasmo e determinazione, ho partecipato a un progetto di integrazione. Credevo profondamente nella possibilità di costruire un ponte tra culture diverse, offrendo una nuova vita a chi scappava da situazioni disperate. Accettai di partecipare ai corsi di insegnamento della lingua italiana con gioia, certa che l’educazione fosse la chiave per un futuro migliore. Ma mai avrei immaginato che quel gesto di solidarietà potesse portarmi a vivere il dramma che sto affrontando oggi. Tra i migranti c’era Sudais Konate, un giovane che si distinse per la sua intelligenza e voglia di apprendere. Iniziò una relazione con la figlia di un insegnante del Liceo Newton e, al termine del progetto, si trasferì a Milano con lei. Sembrava che tutto stesse andando per il meglio, ma poi la mia vita è stata stravolta».
Tornato da Milano, il ragazzo ha invaso ogni aspetto della vita di Marta, privandola di un bene primario. «La libertà - dice la consigliera -, che prima davo per scontata, mi è stata tolta. A gennaio, Konate è arrivato a compiere un atto che nessuna madre dovrebbe mai dover affrontare: è entrato in casa mia, quando c’erano solo i miei figli. Il terrore che ho provato in quel momento è indescrivibile. Ho cercato aiuto e all’inizio la magistratura non ha riconosciuto la gravità della situazione. Mi sono sentita abbandonata, sola, ma non ho mai smesso di lottare. Grazie all’intervento di un caro amico avvocato, sono emerse nuove prove che hanno rivelato la pericolosità di Sudais: aveva già aggredito un’altra donna. Solo allora le autorità hanno agito, mettendogli un braccialetto elettronico e arrestandolo. Tuttavia, il dramma non è finito qui: è quasi incredibile, ma il 31 agosto, Konate si è tolto da solo appositamente il braccialetto elettronico per venirmi a cercare».