Arrestato in Romania il responsabile del deposito clandestino di sigarette di Aviano
Grazie al lavoro di coordinamento tra i finanzieri del comando provinciale di Pordenone, la polizia rumena, in collaborazione con il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia del Ministero dell’Interno, è stato individuato e tratto in arresto un cittadino rumeno, considerato il responsabile principale della gestione di un deposito illegale di tabacchi scoperto ad Aviano, all’inizio di quest’anno, dalle Fiamme Gialle del Friuli Occidentale
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Nei primi giorni del gennaio 2024, nella zona industriale di Aviano, i Militari del Gruppo di Pordenone avevano fermato ed arrestato un autotrasportatore moldavo, nel veicolo era stato trovato del tabacco di contrabbando, e subito dopo era stato individuato il luogo di provenienza: un deposito illegale di tabacchi lavorati esteri, al cui interno, stipati in numerosi cartoni, erano stati rinvenuti e sequestrati circa 1.000 chilogrammi di tabacco e una notevole quantità di filtri, imballaggi e cartine: materiale necessario per il confezionamento di pacchetti di sigarette di noti marchi esteri.
Le indagini – proseguite sotto la direzione del Sostituto Procuratore della Repubblica di Pordenone, Federico Baldo – hanno permesso ai Finanzieri del Friuli Occidentale di ricostruire la “filiera commerciale” del tabacco sequestrato, individuando, in due cittadini rumeni, i responsabili del sodalizio criminale che in Italia ne gestiva l’importazione, il confezionamento e la successiva commercializzazione.
Condividendo l’impianto probatorio ricostruito dagli inquirenti, il Giudice per le indagini Preliminari del Tribunale di Pordenone ha emesso due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei due responsabili, successivamente commutate in “mandati di arresto europeo”, dal momento che non si trovano all’interno del territorio italiano.
In esecuzione di tali ordinanze, la polizia rumena è riuscita ad trovare ed arrestare uno dei due soggetti, ritenuto il vertice del sodalizio criminale, poi condotto, grazie al supporto del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia del Ministero dell’Interno, in Italia, dove, al carcere romano di Rebibbia, è stato interrogato dal Magistrato inquirente.