Slitta alla prossima settimana la presentazione della nuova Commissione Ue. I Verdi contro la scelta di dare una vicepresidenza a Fitto
La presidente Ursula von der Leyen ha rinviato la presentazione della nuova Commissione che era prevista per mercoledì. La squadra di cui farà parte anche Raffaele Fitto, a cui intende affidare una vicepresidenza esecutiva nonostante le spaccature nella maggioranza che la sostiene, sarà presentata la prossima settimana in occasione della Plenaria di Strasburgo. Secondo Politico, il rinvio dipende dal cambio in corsa deciso dalla Slovenia dopo il passo indietro dell’ex revisore dei conti Tomaz Vesel, suo candidato commissario. Lunedì, su sollecitazione di Bruxelles che punta a riequilibrare la composizione della Commissione per preservare la parità di genere, il Paese ha designato per il ruolo una donna, l’ex diplomatica e candidata alle presidenziali del 2022 Marta Kos. Sulla decisione deve però esprimersi il Parlamento, cosa che spiega la necessità di qualche giorno in più per chiudere la partita.
L’attesa, nota Politico, dà più tempo alla presidente per consultarsi con le capitali e i commissari sulla distribuzione dei top job europei. Sono ore tutt’altro che tranquille. Dopo la protesta dei Liberali, lunedì sono stati i Verdi a lanciare un avvertimento a von der Leyen: posizionare Fitto ai vertici di Palazzo Berlaymont può spaccare la coalizione europeista. I partiti europeisti vedono l’inserimento del ministro italiano come un primo chiaro segnale della politica dei due forni che von der Leyen potrebbe utilizzare all’Eurocamera, giocando su maggioranze variabili che a volte includono – oltre al Ppe – i Verdi, i Liberali e i Socialisti e altre volte invece si avvalgono del supporto dei Conservatori e Riformisti.
Von der Leyen “è stata eletta a luglio solo perché ha ottenuto anche i nostri voti e non quelli dell’estrema destra, ecco perché la Commissione non deve spostarsi improvvisamente a destra”, ha attaccato la co-presidente dei Greens, Terry Reintke. I Verdi in effetti sono stati decisivi, dando il loro sostegno in cambio di un ingresso permanente nella maggioranza che invece in buona parte del Ppe è a dir poco mal visto.
Fitto, con il passare dei giorni e nonostante la sua fama di uomo del dialogo con le istituzioni europee, è così diventato parte di una battaglia più ampia, che ha visto scendere in campo anche i Socialisti. La delegazione francese e quella tedesca, in particolare, hanno manifestato crescenti malumori per le scelte di von der Leyen. Una su tutte, non essersi adoperata con decisione – questa l’accusa – per convincere il governo lussemburghese a cambiare candidato, il popolare Christophe Hansen con Nicolas Schmit, Spitzenkdandidat socialista alle Europee.
Von der Leyen sembra ormai orientata a sei vicepresidenze esecutive: oltre a Fitto (con la delega agli Affari economici, il Recovery e la Coesione) Valdis Dombrovskis (con il portafoglio dell’Allargamento e della Ricostruzione ucraina), Thierry Breton (con la delega all’Industria e all’Autonomia strategica), Teresa Ribera (Clima e Transizione), Marso Sefcovic (Semplificazione e Attuazione) e l’alto rappresentante Ue per la Politica estera Kaja Kallas. Von der Leyen vuole andare fino in fondo sul commissario ad hoc per la Difesa, che potrebbe essere il candidato polacco o uno dei tre baltici. Il tema è che i giochi non sono chiusi. Nelle audizioni uno o più candidati potrebbero cadere e in plenaria la maggioranza potrebbe tornare a traballare. Von der Leyen, formalmente, resterebbe comunque presidente. Ma forse irrimediabilmente indebolita.
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