Clostebol, metà dei casi di doping nel mondo viene dall’Italia: userei la macchina della verità
di Claudio Trevisan
Secondo Edmund Willison (giornalista investigativo specializzato nelle indagini sul doping), “tra il 2019 e il 2023 sono 38 gli atleti italiani risultati positivi al Clostebol” (tennisti, calciatori, giocatori di basket ecc.) e nel 2024 si è aggiunto Jannik Sinner. Di questi, 13 sono stati scagionati dalle accuse di doping, incluso Sinner e altri 4 tennisti/e. Comunque, qualche caso di doping con il Clostebol nello stesso paese potrebbe essere considerato una sfortunata coincidenza, ma quando si ripete più di 39 volte non mi sembra più una coincidenza. Chissà, forse i prodotti contenenti il Clostebol dovrebbero essere più sotto controllo e acquistati in farmacia solamente con una prescrizione medica?
Il Clostebol un tempo veniva somministrato agli atleti della Germania dell’Est e dell’Ovest (per esempio l’atleta Birgit Dressel e calciatori di Stuttgart e Freiburg). Invece recentemente Wada (agenzia mondiale antidoping) ha accertato che la metà dei casi di Clostebol nel mondo proviene dall’Italia.
Qualche esempio: Theresa Yohaug (sciatrice norvegese) è risultata positiva allo steroide (aveva applicato una crema con lo steroide, per curare una scottatura solare), durante l’allenamento in Italia. Scagionata dall’accusa, ha poi vinto tre medaglie d’oro alle Olimpiadi di Pechino (2022). Anche la pattinatrice olimpionica spagnola Laura Barquero (si allenava in Italia) è risultata positiva allo steroide. Un tennista, Stefano Battaglino, è stato sospeso per 4 anni dopo essere stato trovato positivo al Clostebol in un test antidoping a Casablanca (2022). Anche i giocatori di basket Riccardo Moraschini (2019), Christian Burns (2021) e Dinos Mitolgou (2023), che giocavano per Olimpia Milano, sono risultati positivi allo stesso steroide.
Luis Horta (ex capo dell’agenzia antidoping portoghese) sospetta che i medici sportivi abbiano iniziato a usare creme al Clostebol (come fanno con i gel al testosterone) perché la finestra di rilevamento è molto breve (poche ore), con un rischio inferiore di essere testati positivi. Le creme al Clostebol sono meno potenti dei gel al testosterone; quindi, l’effetto di miglioramento delle prestazioni non è provato. Tuttavia, secondo Willison, gli atleti potrebbero farsi iniettare uno steroide anabolizzante più forte e poi si “ricaricano” con creme più deboli man mano che si avvicinano la competizione e i test antidroga. Comunque, per adesso sono solo ipotesi tutte da provare.
Durante il torneo di New York, praticamente dopo ogni vittoria di Sinner, la Bbc specificava negli articoli online che Sinner “è stato trovato in possesso di bassi livelli di Clostebol, uno steroide anabolizzante vietato, ma un tribunale indipendente ha ritenuto che non vi fosse alcuna colpa o negligenza.” Secondo me, adesso che gli inglesi hanno un potenziale futuro campione di tennis (Jack Draper), purtroppo nella stampa inglese questo collegamento Sinner-doping lo seguirà per il resto della sua carriera e i giornalisti inglesi lo faranno ricordare continuamente con le loro domande a Jannik sull’argomento.
A mio parere, per quanto riguarda il doping, visto la pessima reputazione dello sport in generale e quello italiano in particolare, quando un atleta viene trovato positivo ci vorrebbe anche l’utilizzo, da parte degli investigatori, del poligrafo (macchina della verità) per aiutare a scagionare, o incolpare, le varie persone coinvolte (atleta, trainer, dottore, farmacista, massaggiatore ecc.) per cercare di ridurre le probabilità che i furbi la facciano franca e che gli innocenti vengano infamati per sempre dalla stampa e dai social.
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