Bianconeri all’esame Parma, mister De Canio: «Thauvin e Sanchez alzano il livello in attacco»
«A Udine il primato non mette pressione e viene vissuto come un privilegio che inorgoglisce e non illude. A Parma sarà tosta difendere il primo posto, ma non quanto lo fu per la mia Udinese 24 anni fa, contro un Parma stellare».
Sa bene di cosa parla l’ex allenatore dell'Udinese Gigi De Canio, tanto emozionato al ricordo del suo passato in bianconero, quanto puntuale nel presentare Parma-Udinese, in programma lunedì 16 settembre, alle 18.30, al Tardini.
È la partita che non solo segnerà la ripresa del campionato per la Zebretta, dopo la lunga sosta per le nazionali, ma che ai bianconeri offrirà anche l'opportunità di difendere la posizione da capolista condivisa con Inter, Juventus e Torino, rappresentando anche un curioso ricorso storico, visto che anche nel novembre del 2000 l’Udinese si presentò da primatista a Parma, sotto la guida del tecnico lucano.
De Canio, grazie al primato e al calendario, ecco l’Udinese di nuovo capolista a Parma...
«È molto curiosa questa coincidenza che mi riporta a ricordi indelebili, ma sono due situazioni molto diverse, soprattutto perché questo Parma è una neopromossa, mentre quello che affrontammo noi allora può rientrare senza dubbio tra le squadre più forti mai costruite nel calcio italiano».
Riconosce invece una similitudine tra l’Udinese di Runjaic e la sua?
«Una sola, ma molto importante, la dotazione in attacco. E qui mi riferisco a Thauvin e a Sanchez, quando rientrerà, perché con giocatori così il gol è quasi una certezza anche per come contribuiscono ad elevare il rendimento dei compagni. Già in passato l’Udinese ha vissuto situazioni analoghe, basti pensare ai bomber Di Natale, Bierhoff, Amoroso, e anche nella mia gestione ci bastava dare la palla a Muzzi e Locatelli».
Ha toccato il tasto del gioco che non è ancora all’altezza della posizione in classifica.
«È difficile giudicare da lontano, ma da quanto ho visto l’Udinese non è cambiata molto dallo scorso anno. Adesso è tempo di fare conoscenza e il tecnico potrà approfondire meglio certi meccanismi, come quello della solidità difensiva, attraverso la gestione della rosa. E sarà proprio il buon stato di salute generale il fattore che potrà fare la differenza. A noi, purtroppo, fu determinante ma in negativo e fin da quella famosa partita di Parma in cui perdemmo il primato perdendo 2-0».
Parma rappresentò dunque il dolce e l’amaro per la “sua” Udinese...
«Partimmo a razzo vincendo l’Intertoto e poi battendo Juve e Inter, ma troppi giocatori ebbero problemi di ordine fisico in estate e a Parma arrivammo col peso dell'eliminazione subita ai supplementari tre giorni prima a Salonicco dal Paok, in Coppa Uefa».
Forzando il confronto col passato, quali errori di gestione non vanno commessi in una fase così entusiasmante come quella offerta dalla classifica?
«A Udine non ci sarà mai il rischio di un eccessivo entusiasmo. Noi allora eravamo consapevoli che il campionato era delle famose “sette sorelle” e nessuno pensava di lottare per il titolo, anche se poi rientrammo nella normalità con qualche eccesso di nervosismo e tensione di troppo legata proprio a quello che avevamo assaporato».
I benefit del primato invece quali sono?
«Il privilegio di una posizione che accresce l'autostima e la fiducia, componenti che possono cambiare anche il percorso del rendimento dei singoli, e portare così a un campionato di ricche soddisfazioni. Ora l’Udinese arriva da capolista a Parma in buona condizione, gode di buona salute ed è quella che andrà preservata anche grazie alla fortuna di non avere infortuni rilevanti. Molto passa da lì, come dalla testa».
De Canio, qual è l’istantanea del Parma allenato dal suo ex giocatore Pecchia?
«Fabio è uno di quei pochi giocatori che ha studiato e il tempo gli ha dato ragione. Il suo Parma è dinamico, aggressivo e sa attaccare portando molti uomini in fase offensiva, non è solo di ripartenza e non si accontentano».