L’intervento. L’America Latina rischia di diventare la quinta colonna di Russia e Cina. L’Ue non tentenni
C’è una parte del mondo in cui ancora oggi il comunismo non è l’utopia che tanto piace in Occidente a chi non l’ha mai conosciuto, ma una fredda e tremenda realtà fatta di dittatura, repressione e miseria. In Venezuela, il regime narco-comunista di Nicolás Maduro si sta macchiando di responsabilità enormi, aggravatesi dopo il furto delle elezioni del 28 luglio scorso vinte dall’opposizione patriottica e democratica, continuate con la brutale repressione degli oppositori (fino ad oggi 27 morti e più di 2500 arrestati o spariti nel nulla) e culminate con l’esilio forzato del vincitore di quelle elezioni Edmundo Gonzalez Urrutia, costretto alla fuga in Spagna per sfuggire all’arresto. Il tutto nel silenzio cinico e complice della grande stampa internazionale e della sinistra nostrana, sempre pronta alla gazzarra per condannare presunte violazioni dello stato di diritto ad opera di governi sovranisti e invece muta di fronte alla ferocia di un tiranno comunista.
Il “Foro di Madrid” a Buenos Aires in difesa della democrazia nell’America Latina
È stato questo il principale motivo che ha spinto il “Foro Madrid”, una piattaforma promossa dalla fondazione spagnola “Disenso” che riunisce i movimenti conservatori e patriottici dell’America Latina, a promuovere il suo terzo incontro regionale a Buenos Aires nello scorso fine settimana. Questa piattaforma è oggi più che mai un punto di riferimento fondamentale per chi ha davvero a cuore la difesa della libertà, della democrazia e dello stato di diritto nei Paesi dell’America Latina, violati da regimi e movimenti che fanno parte del “Foro di San Paolo” e del “Gruppo di Puebla”, veri e propri santuari del socialismo autoritario sudamericano e caraibico.
Da Maduro a Lula: i tanti regimi che opprimono le libertà
I lavori della due giorni, che mi hanno visto partecipare come unico italiano, sono stati aperti dall’intervento del Presidente argentino Javier Milei, eletto contro tutti i pronostici nel dicembre 2023 e affermatosi in poco tempo come uno dei leader emergenti nel panorama conservatore. Nel corso dei dibattiti sono intervenuti esponenti politici, giornalisti, intellettuali da tutta l’America Latina, che hanno evidenziato quanto il problema del socialismo radicale non riguardi soltanto il regime sanguinario di Maduro, ma anche ovviamente la Cuba castrista, il Nicaragua del duo sanguinario Ortega-Murillo, la Bolivia di Luis Arce e il Brasile di Luiz Lula, in cui prosegue la repressione di ogni forma di dissenso ad opera del giudice supremo De Moraes.
Il rischio che l’America Latina diventi la quinta colonna di Russia e Cina e la necessità che l’Ue faccia la sua parte
A queste situazioni si somma il socialismo “soft” di Boric in Cile, di Obrador in Messico e di Petro in Colombia. L’Europa e l’Occidente non possono permettersi che l’America Latina diventi la quinta colonna di Russia, Cina e Iran e devono fare tutto quanto possibile per sostenere la lotta per la libertà e la democrazia in tutta la regione. Mi auguro che l’Unione europea cominci a fare la sua parte, superando la proverbiale timidezza del socialista spagnolo Borrell davanti ai regimi rossi e iniziando col riconoscere Edmundo Gonzalez Urrutia come unico presidente legittimo del Venezuela.
*Capodelegazione FdI al Parlamento europeo
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