Italo Bocchino a testa in giù, insultato e offeso: la nuova “impresa” sui social degli antifà
Italo Bocchino a testa in giù, con una serie di epiteti vergognosi e il richiamo al fascismo e alle fogne: è la nuova impresa social di un sedicente gruppo di sinistra che ha pubblicato una foto del direttore editoriale de Il Secolo d’Italia condita di insulti.
Gli insulti a Italo Bocchino
La “brochure” che appare sui social, a firma del sedicente gruppo “Fascisti fogne-fratelli di mafia”, mostra Bocchino a testa in giù (con il solito richiamo a Piazzale Loreto) e con una serie di frasi offensive: “Finita la pausa estiva, rieccolo qui, sui nostri schermi, sempre più cogl.. sempre più fascista, sempre più leccaculo, sempre più impresentabile, sempre più disponibile a qualunque figura di merda. //Italo Bocchino, //Otto e mezzo”.
Un altro esempio di come i social nascondano gruppi e gruppuscoli che continuano a insultare impunemente il governo, i parlamentari di Fratelli d’Italia e i giornalisti di area.
Antoniozzi: “Fatto vergognoso”
Italo Bocchino, in una foto a testa in giù, con la scritta Fratelli d’Italia fogne e fascisti: è l’ennesima, stupida aggressione, questa volta al direttore editoriale de Il Secolo d’Italia, una persona equilibrata e di spessore.
Mi chiedo fino a quando si assisterà a questi spettacoli indecorosi, che offendono l’intelligenza degli italiani e la professionalità di un giornalista di destra che non ha mai mancato di rispetto agli avversari.
Lo afferma il vicecapogruppo di FdI alla Camera, Alfredo Antoniozzi.
Se i social sono una terra di nessuno
Dagli insulti agli ebrei, dalle dichiarazioni filo-palestinesi, alle offese a FdI, a Meloni e oggi, per ultimo, a Italo Bocchino.
I social sono diventati una specie di terra di nessuno, dove si può offendere chiunque, usando allegramente simboli di ogni genere. Eppure la polizia postale ha gli strumenti e certamente interverrà. Ma fino a quando l’accesso agli account sarà libero e senza una registrazione autentica queste cose continueranno a proliferare. Con buona pace della sinistra che tace.
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