Per gli invitati al matrimonio la festa è in carcere: la sorpresa di una coppia veneta
Scegliere di far celebrare il proprio matrimonio in carcere: un dono speciale per gli invitati, una sorpresa per tre detenuti. È la singolare cerimonia voluta da una coppia di Romano d’Ezzelino, insieme con il cappellano don Marco Pozza.
Chiara Bontorin, impiegata di banca, e Jacopo Bonato, manager con formazione ingegneristica, sono stati uniti civilmente in matrimonio lo scorso 24 agosto dal sindaco del loro paese. Tra gli invitati alla cerimonia e al pranzo c’erano anche due detenuti, tra cui un ergastolano, conosciuti nei mesi scorsi nella struttura detentiva, e il religioso originario di Calvene.
«Volevamo dare un significato al nostro matrimonio, perché non fosse solamente la festa» raccontano gli sposi. «Abbiamo già tutto: la salute, una casa, due splendidi figli e la possibilità di pagarci un viaggio di famiglia. Desideravamo fare qualcosa per gli altri e coinvolgere parenti e amici. Da qui l’idea di scegliere tra le tante iniziative della parrocchia del Due Palazzi e di rivolgerci a don Marco per chiedergli se fosse possibile portare gli invitati a trascorrere qualche ora “dietro le sbarre” per toccare con mano questa realtà. Se dev’essere un matrimonio civile, che lo sia fino in fondo, ci siamo detti».
Un’idea ardita, che don Marco ha accolto avvisando gli sposi di aspettarsi una tiepida adesione da parte degli invitati. «Invece hanno partecipato tutti, esclusi i minorenni, che per legge non potevano essere ammessi. C’è stato chi è rientrato appositamente dall’estero e chi ha ritardato la partenza per le ferie. Ne sono usciti tutti trasfigurati, ciascuno a modo proprio», rivela la coppia.
Sono state ore intense, trascorse facendo conoscenza, pranzando e confrontandosi con i detenuti coinvolti dalla direzione. Un’occasione sicuramente unica per una settantina di persone che hanno potuto ascoltare storie difficili e anche fare domande scomode.
«Gioire della gioia degli altri deve essere un qualcosa di spettacolare, che ci rende simili al buon Dio. Grazie a Jacopo e Chiara per aver cambiato la giornata a dei ragazzi detenuti. Forse un po’ più di una giornata», ha scritto sui social don Pozza.