«Coin (Lega) diffamato su Facebook»: il pm chiede la condanna per la pasionaria di Django
Diede all’attuale onorevole e segretario provinciale della Lega, Dimitri Coin, del “razzista, sessista e omofobo” in un infuocato post sul suo profilo Facebook pubblicato più di sei anni fa. Ora, per quelle parole, Gaia Righetto, volto noto del centro sociale Django e all’epoca esponente del gruppo Ztl Wake Up, rischia una condanna a 2.000 euro di multa per diffamazione aggravata.
Ieri mattina, infatti, il processo a Righetto è giunto a discussione, con il pubblico ministero che ha chiesto la condanna dell’imputata, mentre il legale di Righetto, l’avvocato Giuseppe Romano, ha chiesto l’assoluzione, sostenendo che quel post deve essere considerato come una legittima critica politica. Al termine della discussione, il processo è stato aggiornato al 27 settembre per la lettura della sentenza.
Il post incriminato
Il processo si incentra tutto su un post che la “pasionaria” di Django ha pubblicato sul proprio profilo Facebook l’11 giugno del 2018, due giorni prima che Mario Conte venisse eletto sindaco di Treviso, scalzando Giovanni Manildo dallo scranno più alto di Ca’ Sugana.
Nel post, Righetto pubblicava una foto che ritraeva un gruppo di leghisti, tra cui Dimitri Coin, e la accompagnava con questa frase: «Ecco, stampiamoci tutti questi volti bene in mente. Sugli scranni di Palazzo dei Trecento, al bar, per strada, ovunque, a questi maschi bianchi, che portano oscurità e odio, a questi razzisti, sessisti, omofobi, devastatori rinnoviamo la nostra dichiarazione di guerra...».
La reazione di Dimitri Coin
Frase che, evidentemente, non è piaciuta all’attuale segretario provinciale del Carroccio e deputato della Lega, tanto da querelare Righetto per diffamazione aggravata. Da parte sua, Coin si è costituito parte civile chiedendo un risarcimento di 10.000 euro. A rappresentarlo in aula è l’avvocato Stefano Trubian.
La difesa di Gaia Righetto
Righetto, invece, difesa dall’avvocato Giuseppe Romano, è arrivata al processo dopo essersi opposta al decreto penale di condanna, che consisteva nel pagamento di una multa da 1.000 euro. Non è la prima volta che la “pasionaria” si trova a processo con Coin come controparte.
Precedenti scontri legali
Nel novembre del 2022, Righetto e altri sei attivisti di Django erano stati prosciolti per prescrizione dall’accusa di manifestazione non autorizzata per il blitz anti-Salvini alla festa della Lega del 20 ottobre 2017. Gli attivisti strapparono le bandiere del Carroccio, al grido di “Treviso desalvinizzata”.
Nel luglio dell’anno scorso, Righetto era stata condannata a una pena pecuniaria di 500 euro per diffamazione nei confronti dell’ex sindaco di Quinto, Mauro Dal Zilio, per averlo offeso in seguito al rifiuto di accogliere alcuni profughi, tra cui una donna incinta, davanti ai cancelli della Domus Nostra in via Ciardi.