Fondazione Teatri, è spaccatura fra il sindaco di Belluno e Fratelli d’Italia
Scricchiolii in maggioranza, frattura in giunta. È sempre più profonda la crisi a Palazzo Rosso, e la riunione della terza commissione consiliare di mercoledì 11 settembre ne è stata l’ennesima prova.
Non solo perché a chiedere la convocazione della commissione erano stati i consiglieri del Patto per Belluno e di Forza Italia, che sono gruppi di maggioranza (anche se La Grua e Ferro di FI alle riunioni di maggioranza non vengono invitati). Ma anche perché l’intera compagine di Fratelli d’Italia ha lasciato la sala subito dopo la relazione dell’assessore Raffaele Addamiano sulle modifiche allo Statuto della Fondazione Teatri.
Dopo di lui toccava al presidente dell’ente Massimo Ferigutti relazionare.
Addamiano (assessore in quota FdI) ha annunciato di dover lasciare la seduta per un impegno improrogabile. Con lui sono usciti anche i consiglieri di Fratelli d’Italia presenti, ovvero Alessandro Farina (capogruppo) e Valentina Dalla Cort. Anche loro avevano un impegno. Legittimo, ma la tempistica è apparsa quanto meno curiosa ai presenti.
Rapporti tesi
Non è un mistero che fra l’assessore Addamiano e Ferigutti i rapporti non siano idilliaci. L’uscita di Fratelli d’Italia proprio nel momento in cui iniziava a parlare il presidente della Fondazione Teatri sembra essere un messaggio diretto al sindaco. Che ha nominato Ferigutti, l’ha voluto alla guida della Fondazione Teatri, lo ha convinto a rimanere dopo aver ricevuto le sue dimissioni irrevocabili (poi risultate non più tali, perché ritirate).
Il sindaco Oscar De Pellegrin ha rinnovato la fiducia a Ferigutti, l’assessore alla cultura lo ha lasciato da solo a relazionare ai consiglieri della terza commissione. Chi ha la piena fiducia del sindaco? L’assessore Addamiano o Ferigutti?
La relazione di Ferigutti
Domande che aleggiano a Palazzo Rosso, che serpeggiano fra i corridoi, mentre Ferigutti si prende lo spazio di un’ora mercoledì sera per raccontare la storia della Fondazione dai suoi albori ai giorni nostri. Raccontando cifre, compensi, costi, spiegando che la cultura va sostenuta e che per questo alla Fondazione servono fondi.
«Fra il 2005 e il 2011 la Fondazione aveva a bilancio 650 mila euro, il teatro ne costava 155 mila. Oggi riceviamo 100 mila euro dalla Fondazione Cariverona e 72 mila dal Comune».
Riferendo che la Fondazione non ha mai funzionato per le continue ingerenze politiche: «Da quando siamo arrivati noi non ci sono più conflitti», afferma Ferigutti. Ma c’è del «malessere sul territorio», perché «i residenti negli anni hanno preso molti soldi, mentre molte altre realtà culturali della città non sono mai state considerate».
Da qui nasce l’idea di modificare lo Statuto della Fondazione Teatri, per allargare la partecipazione a tutti quei soggetti che fanno cultura sul territorio. Una relazione che ha fatto infuriare i consiglieri di minoranza.
«Uno show imbarazzante»
«Non ci è stata presentata una relazione sulle attività, che era quello che avremmo voluto sentire, ma il presidente ha dato il suo punto di vista su tutto il passato della Fondazione», afferma Giangiacomo Nicolini, di Belluno D+. «Non è stato risposto alle nostre domande. La stagione 2024/25 ancora non c’è. Ho sentito tante critiche ai precedenti presidenti, ai residenti. Non si può utilizzare in questo modo una commissione consiliare».
In sala, fra il pubblico, c’erano molti rappresentanti di associazioni culturali. Mai una commissione è stata tanto partecipata. Non c’era, però, «alcun rappresentante della giunta», continua Lucia Olivotto. «Uscito l’assessore Addamiano, non c’era nessun rappresentante dell’amministrazione in maniera ufficiale insieme al presidente della Fondazione Teatri».
Olivotto è preoccupata per il numero di dipendenti («27? Perché sono così numerosi?»), per la stagione in arrivo che ancora non esiste, per i bilanci. «Ma poi non esiste che vengano attaccate direttamente alcune persone, anche presenti in sala, senza che queste possano difendersi perché non è prevista la possibilità di intervenire per il pubblico», conclude.
Perale ha trovato la relazione «avvilente e ridicolmente imbarazzante. Il presidente ha attaccato la politica degli ultimi vent’anni, ma a noi interessava sapere cosa aveva fatto nei due anni di attività alla guida della Fondazione, non il suo giudizio sul passato. Ha sbagliato nei toni, oltre che nei contenuti».