Processo per l’omicidio del senzatetto Luca Tisi: il pm chiede l’ergastolo per Bruno Macchi
Il pubblico ministero Lucia Terzariol ha chiesto la condanna all’ergastolo con le pene accessorie e senza le circostanze attenuanti.
La difesa, invece, rappresentata dagli avvocati Massimiliano Basevi e Cristian Buttazzoni, ha ribattuto invocando il minimo previsto per omicidio volontario, e quindi 21 anni, con l’esclusione delle aggravanti.
Lui, l’imputato, il ventinovenne Bruno Macchi, reo confesso per l’omicidio del cinquantaseienne Luca Tisi, il senzatetto trovato morto nella galleria Alpi il 19 aprile 2023, venerdì 13 settembre si è presentato in aula.
E mentre pm e avvocati ricostruivano nei minimi particolari l’omicidio e le ore precedenti e successive al fatto di sangue, lui ascoltava dando libero sfogo alla creatività.
Al termine dell’udienza, sul tavolo dell’aula A del tribunale, è rimasto un foglio A4 con una serie di segni fatti a penna.
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Macchi ha disegnato decine di cerchi, uno accanto all’altro, intervallati da una rosa e da una farfalla con l’addome e una parte delle ali annerite.
Nel mentre, come detto, il pm Terzariol ha fatto la sua requisitoria, durata quasi tre ore, davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Paolo Milocco.
«Macchi è il responsabile di questo delitto – ha chiarito il pm – e quindi chiedo l’ergastolo con le pene accessorie senza le circostanze attenuanti».
Terzariol ha articolato e motivato la sua posizione, richiamando le incongruenze delle versioni fornite dall’imputato, gli orari dei suoi spostamenti, il corpo di Tisi martoriato da 85 coltellate e la violenza dei corpi inferti, la difficile situazione economica dell’imputato.
Per il pm, in sostanza, si è trattato di un omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa, dalla crudeltà e dal futile motivo.
«Ha colpito di spalle, con 85 coltellate, un uomo mentre dormiva, perché, come asserito da due testi qualche giorno prima dell’omicidio, aveva manifestato la voglia di uccidere qualcuno per sfogarsi. Ha agito con efferatezza senza mostrare interesse per la vittima: come emerso dagli interrogatori, per lui si è trattato di un incidente, non ha mai utilizzato parole di compassione, di scusa o di pentimento», ha chiuso il pm.
Tesi non condivisa dalla difesa, che ha puntato sulla mancata concessione della perizia psichiatrica: «Avrebbe aiutato a comprendere se durante il fatto fosse o meno capace di intendere e di volere – ha spiegato Buttazzoni –. Le frasi riportate dai testi non sono contestualizzate».
Per la difesa Macchi ha reagito dopo essere stato aggredito da Tisi il quale, afferrandolo per la caviglia, l’avrebbe fatto cadere: «Siamo di fronte a un eccesso di legittima difesa», ha chiarito Buttazzoni, che ha smontato le ragioni delle aggravanti avanzate di Terzariol.
«Il pm ha voluto nascondere dubbi e perplessità emersi durante la fase istruttoria – ha incalzato Basevi – e con la fermezza con cui ha chiesto l’ergastolo ha finito per dare adito a congetture su come si sono svolti i fatti. In questa situazione, non essendo stata accolta la perizia, non resta che credere alla versione di Macchi. Ci è stato negato l’unico strumento che avrebbe aiutato a capire di più».
In chiusura, non essendoci un movente all’omicidio di Tisi, Basevi ha fatto un parallelismo con il recente caso di Sharon Verzeni, uccisa in provincia di Bergamo mentre passeggiava di notte. Da qui la richiesta della pena minima per l’omicidio senza le aggravanti.
Il presidente della Corte d’Assise Milocco ha rinviato per le eventuali repliche e per la sentenza al 27 settembre. Una seduta aperta dal rifiuto della Corte di riaprire il dibattimento per accogliere la testimonianza di un ex compagno di cella di Macchi, secondo il quale ha ucciso Tisi durante un tentativo di rapina.