Medici di base, cento posti deserti al concorso di specializzazione veneto
All’ultimo concorso per la specializzazione in Medicina Generale in Veneto il 40 per cento delle borse di studio è andato perso. Letteralmente. Non c’erano abbastanza candidati: a Padova, dove si tiene la selezione regionale, se ne sono presentati 100 in meno rispetto ai 248 posti disponibili.
Il presidente della a Scuola di Medicina all’Università di Padova
Se mancano i medici, però, non è certo colpa dei giovani, che non sono più disposti a fare sacrifici per questa professione: a dirlo è il presidente della Scuola di Medicina all’Università di Padova, Angelo Paolo Dei Tos, commentando la carenza di professionisti che continua a pesare in particolare su alcuni settori di specializzazione, come la medicina d’urgenza. Una branca dove ai concorsi diversi posti rimangono vacanti e da cui i giovani professionisti non sembrerebbero essere particolarmente attratti.
«C’è sicuramente un problema di vocazione, che però non si può imputare alle università: questo vorrebbe dire distorcere la realtà. Anzi, in alcune situazioni virtuose - come quella che abbiamo ad Anatomia Patologica, dove siamo in controtendenza rispetto al trend nazionale - è stato fatto un lavoro sulla ricerca e la qualità della docenza, per cui chi ha iniziato il percorso poi è diventato il nostro primo testimonial», ha detto Dei Tos. Per poi puntare il dito contro il vero problema, quello dei salari.
In Europa stipendi doppi rispetto all’Italia
«Se noi guadagniamo mediamente la metà – ma anche un terzo – di quello che guadagnano i medici in giro per l’Europa, un giovane perché non dovrebbe considerare l’ipotesi di andare a lavorare all’estero, invece che rischiare di impoverirsi in Italia?», si chiede il professore.
Per alzare gli stipendi, però, servono risorse e determinate scelte politiche. «Se dovessi scommettere, è al comparto della Salute quello a cui il ministro Giorgetti sta pensando quando dice che per la prossima Manovra chiederà dei sacrifici, nonostante la Sanità in questo Paese sia già stata sacrificata più che a sufficienza».
Il punto è, spiega Dei Tos, che il percorso di formazione per un medico è lungo e richiede molti sacrifici: le condizioni di lavoro dovrebbero poi premiare chi ha intrapreso questa strada, ma al momento non è così.
«Un ragazzo che esce dal liceo fatica ad iscriversi al corso di Medicina. Figuriamoci se in quel momento pensa solo ai soldi o non ha voglia di lavorare, queste sono leggende metropolitane. Le accuse di scarso impegno sono della falsità, raccontate da chi non vuole dare ragione alla qualità dei nostri giovani. Io vedo i miei studenti, sono ragazzi davvero eccezionali. Il tema è come noi garantiamo loro, nell’ingresso al mondo del lavoro, condizioni che siano premianti rispetto alle fatiche che hanno fatto», aggiunge il professore. Per poi ribadire: «Sembra sempre che la colpa sia dei giovani, ma se il mondo è fatto male la colpa non può essere dei giovani. Casomai a quelli della mia generazione, che l’hanno fatto male. Ai giovani al massimo tocca il compito di migliorarlo».
Carenza temporanea
Secondo il presidente della Scuola di Medicina, comunque, questa carenza di medici è destinata a essere temporanea. «Credo che tra quattro o cinque anni si vedranno gli effetti delle code di laureati che rispecchiano l’aumento registrato negli anni scorsi, che è circa del 30 per cento. Avremo di nuovo una platea di neolaureati abbastanza corrispondente ai posti disponibili in ogni specialità e la situazione sarà più omogenea, anche in quelle branche che oggi sono in secondo piano. Secondo me è una situazione destinata a rientrare».
Il punto centrale, però, resta lo stesso: «Vogliamo difendere il sistema sanitario nazionale o affossarlo definitivamente? Di questo passo credo che si stia andando verso la seconda opzione».
Il sindacato: perso il 40 per cento delle borse di studio
Una situazione completamente capovolta rispetto ad appena dieci anni fa: ora le borse per accedere alla specializzazione in Medicina Generale rimangono vacanti. È l’allarme lanciato dalla Federazione italiana dei medici di famiglia (Fimmg), dopo che il 40 per cento delle borse messe a disposizione per la formazione dei futuri medici sono andate perse. Lo scorso 9 ottobre si è svolto in tutta Italia il concorso per l’ingresso al Corso di Formazione specifica in Medicina Generale.
A livello nazionale sono state messe a bando 2.623 borse di studio: 248 di queste sono state destinate al Veneto. Un numero non indifferente, raggiunto anche grazie ai finanziamenti del Pnrr. Ma sono mancati i giovani medici. I candidati che si sono presentati a Padova per provare a vincere il concorso sono stati 100 in meno dei posti disponibili.
Anni fa, ha sottolineato la Fimmg, la situazione era inversa e c’erano tantissimi professionisti che non riuscivano ad accedere al percorso di formazione specialististica post-laurea.
«Urge invertire la direzione di questa corsa sempre più veloce verso il baratro», si legge nel comunicato. E ancora: «La strada da percorrere può essere solo una, valida per la Medicina Generale così come per le altra specializzazioni più in sofferenza. Cioè agire sulla qualità del lavoro che quei medici andranno a svolgere, per renderlo realmente attrattivo e gratificante, sia economicamente che, soprattutto, professionalmente. Per farlo servono investimenti importanti e progetti innovativi». Nei tre anni di formazione un venti per cento abbandona e di chi si specializza un ulteriore 20 per cento non eserciterà la professione. —