Venezia, investì due regatanti: chiesto il processo per il taxista
Solo pochi giorni fa, si è nuovamente sfiorata la tragedia in laguna.
Venerdì pomeriggio, alle 18.30 le due regatanti Teresa e Angela Pinzan - vincitrici della regata storica giovanissime - sono state investite da un lancione granturismo, che ha colpito la loro “mascareta”, davanti all’isola delle Vignole.
Il comandante si è scusato, spiegando di aver richiamato alcuni passeggeri che - in piedi - gli stavano ostruendo la visuale. Tant’è, è andata bene per un nonnulla, anche se una delle due giovani è caduta in acqua.
Che non si tratti di un caso isolato - in una laguna sempre più affollata di mezzi (spesso turistici) e sempre più difficile da vivere per chi va a remi - lo dimostra la decisione del pubblico ministero Andrea Petroni di chiedere al giudice per le indagini preliminari il rinvio a giudizio del taxista che il 7 febbraio 2023 - sempre tra Murano e le Vignole - investì, facendola affondare, la mascareta delle campionesse Debora Scarpa e Silvia Bon, anche loro impegnate in un allenamento e finite in acqua.
Il pubblico ministero chiederà alla gup Claudia Ardita - l’udienza è in programma per il 20 febbraio - di rinviare a giudizio il 36enne veneziano che era alla guida del taxi (difeso dall’avvocata Francesca Scarpa) con l’accusa di naufragio colposo per violazione della normativa in materia di navigazione e lesioni colpose.
Le due campionesse del remo si sono affidate agli avvocati Augusto Palese e Gianluca Ghezzo e potranno costituirsi in corso d’udienza per chiedere il risarcimento dei danni e delle lesioni patite dopo essere state investite dal motoscafo (consulenti di parte il medici legali Gianni Barbuti e Alessandro Marcolin).
Al centro della richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pubblico ministero Petroni, l’esito dell’incidente probatorio che ha ricostruito la dinamica dell’investimento - portando alla constazione dell’accusa di naufragio colposo - ricostruito dal consulente tecnico della Procura, l’ingegner Renato Paties-Simon , al quale hanno partecipato anche i consulenti delle parti ingegner Alfonso Morisieri (per le due regatanti) e il capitano Diego Ammirati (per l’indagato).
Durante l’ indagine, il taxista si era difeso spiegando di essere stato abbagliato dal sole. Un’eventualità, secondo la Procura, della quale bisogna tener conto navigando in laguna, tant’è che il pm accusa il taxista di non «regolato la velocità in funzione dell’arresto dinanzi a un ostacolo prevedibile e nel proprio campo di visibilità, a fronte di una condizione di scarsa visibilità dovuta al riverbero del sole», citando la Convenzione internazionale Corleg 72/81, confluita nel regolamento della navigazione locale di Venezia. La prima parola spetta alla gup Ardita, nell’udienza del 20 febbrio.