Pane e migranti, De Amicis nel 1882: come fosse stamattina
di Nina Lepori
Ho impiegato parecchi anni a liberarmi dalla morale socialpatriottica del De Amicis di “Cuore”. La mia maestra delle elementari lo idolatrava e fece del libro “Cuore” la bibbia della nostra formazione. Lo leggevamo ogni mattina a voce alta in classe, ciascuno una pagina.
Il mio primo libro. Il libro che mi insegnava cos’era il bene e il male.
L’etica del perbenismo, l’ideologia borghese del “dovere”, l’educazione al “sacrifizio” e all’obbedienza (fortificata poi con la lettura di Collodi!). Ci metti una vita a liberartene.
Eppure scopri per caso, leggendo qua e là, un romanzo inedito (praticamente introvabile in libreria) che ti fa rivalutare completamente l’autore, ne mette in evidenza una “vena rivoluzionaria” che mai gli avresti attribuito: “Primo Maggio”, il romanzo che avrei voluto fosse, quello sì, il mio primo libro di lettura…
Rivalutato Edmondo De Amicis, posso permettermi di condividere questa sua poesia strappalacrime, “Gli emigranti”: scritta nel 1882, ma potrebbe averla scritta stamattina. L’ho trovata su Internazionale e inizia così:
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