Truffa da 80 mila euro a un’anziana triestina, in due a processo
Una scatola piena di gioielli e di orologi custoditi in casa da una novantatreenne triestina. Valore: 80 mila euro. Rubato tutto con un semplice trucchetto escogitato da due truffatori napoletani: il finto incidente capitato al figlio dell’anziana. Per toglierlo dai guai «ed evitare l’arresto», questa la scusa pensata dalla coppia di malfattori, servivano subito soldi in contanti o l’equivalente in oro e preziosi.
La novantatreenne ci è cascata e ha consegnato la scatola con i gioielli e gli orologi – ricordi di una vita – ai truffatori. È successo a Trieste il 2 gennaio di quest’anno.
Una trama vista e rivista in tante vicende simili che vedono gli anziani inciampare in raggiri clamorosi. E questo nonostante i continui fatti di cronaca raccontati dai media e le campagne di prevenzione delle forze dell’ordine, ultima quella dei Carabinieri nei luoghi di aggregazione e di ritrovo, come associazioni, circoli e parrocchie.
Stavolta i malviventi sono stati arrestati e sono finiti a processo. I due individui accusati di aver imbrogliato e derubato la novantatreenne il 2 gennaio sono i ventitreenni Cristian Cristoforo Recano e Giuseppe Di Costanzo. Al momento risultano detenuti proprio per questo episodio nel carcere di Poggioreale a Napoli. Sono difesi dagli avvocati Francesco Armentano e Francesco Marino. Saranno giudicati dal gup Luigi Dainotti con il rito abbreviato. Nella prossima udienza in programma mercoledì il caso potrebbe già concludersi con una sentenza.
I fatti sono stati ricostruiti dalla Procura: innanzitutto i due ventitreenni non avevano agito da soli, ma con un complice che non sarebbe stato ancora identificato. L’approccio con la novantatreenne era cominciato con una telefonata nel corso della quale i truffatori avevano detto alla signora che suo figlio «era rimasto coinvolto in un incidente». E che quindi era necessario «versare una somma di denaro». O, ancora, consegnare l’equivalente in gioielli «per evitare l’arresto». Così viene specificato negli atti giudiziari.
L’anziana, purtroppo, non ha dubitato: pensava solo a fare in modo che il figlio non subisse gravi conseguenze («l’arresto») per quell’incidente che a lei era sembrato vero. I malviventi, evidentemente, sapevano come dimostrarsi rassicuranti, convincenti. Tanto che la donna si era messa subito a raccogliere in una scatola tutti i gioielli e gli orologi che teneva nei cassetti dei mobili. Ottanta mila euro di preziosi.
A un certo punto, dopo un po’, si era presentato nell’abitazione della vittima uno dei truffatori: Cristian Cristoforo Recano. L’anziana gli aveva aperto la porta e gli aveva consegnato la scatola. L’altro, Giuseppe Di Costanzo, nel frattempo era rimasto in strada a vigilare.
Ma nel mezzo si era verificato un intoppo: un imprevisto che rischiava di mandare all’aria i piani dei malviventi. Prima dell’arrivo dell’uomo incaricato di prelevare i gioielli, la signora aveva ricevuto la visita di un amico. Ma i malintenzionati erano riusciti a farlo allontanare dall’abitazione con un pretesto. In tutto quel tempo i truffatori avevano tenuto appositamente occupata l’utenza telefonica della novantatreenne. Uno stratagemma, questo, che fa parte del modus operandi di chi escogita questo genere di raggiri così la vittima non telefona (o non riceve telefonate) a famigliari o altri con cui potrebbe confidarsi e chiedere consiglio su come comportarsi.
Le indagini su casi analoghi a questo stanno via via dimostrando un aspetto forse inedito o perlomeno non ancora emerso in tutta la sua chiarezza: oltre ai truffatori che agiscono da soli o con qualche complice, ci sarebbe anche chi si muove per conto di gruppi collegati alla criminalità organizzata. C’è chi seleziona le vittime, chi le tiene occupate al telefono raggirandole e chi poi porta via il malloppo. Colpi che vengono messi a segno su larga scala, in tutta Italia.