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Октябрь
2024

Non solo Google Drive: gli altri “errori” nell’ultimo weekend del Piracy Shield

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Ovviamente, quando si tocca Big G, si fa sempre molto rumore. Tuttavia, i problemi creati da Piracy Shield (con blocchi indiscriminati, che interessano anche IP condivisi da siti che nulla hanno a che fare con la pirateria) esistono sin da quando la piattaforma è entrata in funzione, né la legge di recente approvazione ha fatto sì che ci fosse un argine rispetto a questo fenomeno. Così siamo arrivati alla giornata del 19 ottobre, con il blocco di un indirizzo IP collegato a Google Drive. In realtà, come chi osserva il caso da mesi ha rilevato, non è stato l’unico “grande nome” coinvolto nella tornata di segnalazioni – e dei relativi blocchi – a cui abbiamo assistito in questo week-end di passione. Matteo Contrini – che da tempo sta facendo un importantissimo lavoro di divulgazione in merito ai problemi del Piracy Shield – ha segnalato anche il blocco di un IP riferibile a Imperva/Incapsula. E se questo nome, da solo, non vi dice nulla, sappiate che si tratta di un servizio di CDN che viene utilizzato anche da Vodafone e da Open Fiber in Italia.

LEGGI ANCHE > Chi controlla il controllore (del Piracy Shield)?

Altri IP bloccati da Piracy Shield, c’è anche Imperva/Incapsula

Imperva/Incapsula è uno dei brand più importanti a livello globale lato CDN, cloud e sicurezza informatica. Basti pensare che nel 2016, ad esempio, ha avuto vasta risonanza a livello globale per aver rintuzzato un attacco DDos da oltre 650 Gbit/s e 200 Mpps (considerato, all’epoca, come uno dei più importanti attacchi di questo tipo mai eseguiti). Adesso i tempi sono cambiati e i suoi servizi si sono sicuramente evoluti. Tant’è che anche alcuni brand strategici – come Vodafone, ma anche Open Fiber, Mediolanum, Banca Ifis, Generali, Alleanza, Enel, Ticketmaster – si rivolgono a Imperva/Incapsula per alcuni servizi.

Bene, un IP collegato è stato bloccato nel pomeriggio del 19 ottobre:

#PiracyShield continua a bloccare decine e decine di indirizzi IP con molta disinvoltura.

Oggi è stato bloccato un IP di Imperva/Incapsula, un servizio di CDN e protezione dei siti web usato da moltissime aziende, tra cui ad esempio l’italiana Open Fiber. pic.twitter.com/K18N0jfFQs

— Matteo Contrini (@matteosonoioo) October 19, 2024

Non è la prima volta che un IP collegato a Imperva/Incapsula è stato bloccato. È sempre Matteo Contrini a evidenziare come anche in passato siano stati bloccati altri due indirizzi IP riferibili all’azienda statunitense, senza che poi nessuno sia tornato indietro sull’errore. Questo significa due cose: la white list degli IP sicuri che non andrebbero mai bloccati per non impattare su utilizzi strategici di servizi digitali in Italia non è completa ed esaustiva (del resto, il caso Google Drive, lo aveva già abbondantemente messo in evidenza); inoltre, non c’è prontezza nel riparare agli errori. L’affare Google Drive – che è diventato di dominio pubblico a partire dal tam tam mediatico, prima sui social network e poi sui siti web di settore – è stato affrontato in oltre sei ore (un tempo irragionevole per riparare a un errore). Ma tanti altri episodi “silenti” che non hanno avuto lo stesso clamore mediatico sono ancora nel limbo. Dire che la struttura di Piracy Shield, per come è stato impostato il suo funzionamento, sia poco adeguata è davvero dire poco.

L'articolo Non solo Google Drive: gli altri “errori” nell’ultimo weekend del Piracy Shield proviene da Giornalettismo.




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