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Октябрь
2024

La doppia faccia della sinistra Ue: dall’accoglienza a orologeria alle espulsioni silenziose

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In un’Europa che proclama uniformità nelle regole, le contraddizioni abbondano. Mentre la Germania, guidata dal socialdemocratico Olaf Scholz, non esita a rimpatriare migranti verso un Afghanistan tutt’altro che sicuro, e la Polonia di Donald Tusk, tra i leader del Ppe, revoca il diritto d’asilo a chi arriva dalla Bielorussia, «in Italia è diverso», afferma Lucio Malan, presidente dei senatori di Fratelli d’Italia: denunciando così l’ipocrisia della sinistra europea e mettendo in luce una palese discrepanza tra principi dichiarati e azioni concrete.

Il caso italiano: la sinistra blocca i progressi sull’immigrazione

In Italia l’apertura di hub in Albania rappresentava un tentativo di gestire la crisi in modo più strutturato, creando punti di controllo e smistamento fuori dai confini nazionali. Un progetto che, a detta degli alti vertici europei, potrebbe alleviare la pressione sulle coste italiane e ridurre i flussi incontrollati nel Mediterraneo. Tuttavia, proprio quando l’iniziativa sembrava poter segnare un passo avanti, la magistratura, di orientamento dichiaratamente progressista, ha bloccato il piano: dimostrando come la sinistra sia pronta a sabotare soluzioni pragmatiche pur di mantenere un’agenda politica immigrazionista. «Forse perché ci sono dei magistrati, e lo dichiarano anche, che si fanno ispirare nell’interpretazione delle leggi dalle loro convinzioni politiche», spiega Malan. Il senatore meloniano sottolinea come uno dei giudici coinvolti nel caso di Roma, l’ormai “celebre” Silvia Albano, sia nota per essere un’attivista e sostenitrice delle Ong.

La Polonia e il voto sull’immigrazione: un’arma politica

Gli esempi di ipocrisia non riguardano solo la sinistra nostrana. La Polonia, dove la retorica anti-immigrazione è stata utilizzata come benzina elettorale da Donald Tusk nelle ultime settimane, mostra l’altra faccia della stessa medaglia. Dietro il rifiuto categorico di accogliere migranti si nasconde infatti una strategia politica cinica. «Donald Tusk ha accettato de facto il Patto sulla migrazione. Non intende rescindere l’accordo come richiesto dal PiS», dichiara al Secolo d’Italia il parlamentare polacco Janusz Kowalski, ex vice ministro del governo Morawiecki. Non solo, sembra che la Germania preveda di trasferire 40mila immigrati irregolari nel Paese entro il 2025. Tusk, nel frattempo, «nasconde il suo allineamento con la politica migratoria tedesca in seno all’Ue sotto il pretesto di abolire il diritto di asilo», aggiunge Kowalski . In altre parole, «Tusk non sta combattendo l’immigrazione illegale, ma, di fatto, vuole negare il diritto d’asilo ai polacchi perseguitati in Bielorussia». Il partito di destra polacco, Diritto e Giustizia (PiS), esprime un netto dissenso a questa linea politica. Il presidente polacco Andrzej Duda ha duramente criticato Tusk per le sue scelte. «Il PiS sta iniziando a raccogliere firme per un referendum in cui intende chiedere ai polacchi se sono favorevoli a respingere l’accordo sulla migrazione», dice ai nostri taccuini il deputato Kowalski, sottolineando come il suo partito sia «fermamente contrario all’accoglienza di immigrati illegali, mentre Donald Tusk la sostiene».

Spagna: l’illusione della frontiera aperta

Nel frattempo, la Spagna, dove il governo Sanchez è fra i sostenitori delle frontiere aperte, si ritrova in ginocchio. «Le Isole Canarie sono diventate la porta principale per i migranti in Europa», dichiara Rubén Pulido, analista politico spagnolo esperto di immigrazione illegale. «Solo quest’anno sono entrati più di 33mila immigrati, più di 130mila se contiamo gli ultimi 4 anni», aggiunge Pulido. La situazione sembra ormai essere sfuggita di mano, ascoltando le sue parole. Nel mentre, la sinistra spagnola, invece di affrontare la questione con serietà, continua a mantenere un’immagine di accoglienza a tutti i costi, incurante delle conseguenze a lungo termine per la stabilità del Paese e per quella del continente.

Germania: espulsioni e ipocrisie

La Germania, spesso lodata come il faro dell’accoglienza ai tempi della sanguinosa guerra civile siriana, mostra ora, con Scholz, un volto ben diverso quando si tratta di agire. Le recenti espulsioni verso l’Afghanistan, un Paese in cui i diritti umani e la sicurezza sono un miraggio, smentiscono il mito dei socialisti sempre solidali. Berlino, infatti, non esita a rinviare richiedenti asilo in un contesto di violenza e repressione pur di mantenere un equilibrio politico interno. Una contraddizione evidente: il governo tedesco si proclama difensore dei diritti umani, ma non esita a mettere in pericolo la vita di coloro che arrivano in cerca di protezione.

Un’Europa divisa

L’immigrazione è un tema che richiede unità e visione strategica ma ciò che emerge è un’Europa frammentata, in cui ogni Nazione, e soprattutto la sinistra al potere, usa la crisi per fini propagandistici o per alimentare divisioni interne. In Italia, si bloccano soluzioni innovative per ragioni ideologiche; in Polonia, si sfrutta la paura per il voto; in Spagna, si accoglie senza criterio e in Germania si espelle senza rimorsi. Questa è l’Europa dell’ipocrisia, un continente in cui la solidarietà si è trasformata ormai in parola vuota, utile solo a coprire scelte politiche opportunistiche e incoerenti.

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