In Albania arrestato l’ex presidente Meta
Dalle stanze dei bottoni e dai palazzi che contano alle manette. È la parabola compiuta da Ilir Meta, ex presidente albanese, arrestato lunedì a Tirana su mandato della Procura nazionale anti-corruzione e contro la criminalità organizzata. L’arresto, si è visto nei video circolati sui media albanesi, è stato degno di un boss, con agenti in borghese e dal volto coperto da passamontagna che hanno fermato l’auto di Meta nei pressi di un centro commerciale della capitale, Casa Italia, portando via il politico.
Meta, è successivamente emerso, sarebbe accusato di presunti gravi crimini, tra cui «riciclaggio di denaro sporco» e «corruzione». In passato, l’ex capo di Stato albanese era stato indagato per attività di lobby illegale negli Usa e per occultamento di beni e redditi.
Il caso attuale, clamoroso, tocca uno dei politici albanesi di maggior rilievo, in patria e all’estero, ma anche fra i più controversi.
Nato nel 1969, Meta fu attivo già subito dopo la caduta del regime comunista di Enver Hoxha, battendosi per il pluralismo democratico. Nel 1992 diventa deputato, ricoprendo varie cariche di peso, tra cui quella di vicepremier e poi quella di primo ministro, tra il 1999 e il 2002, il secondo più giovane della storia albanese. Nel 2004, la prima significativa svolta.
Lascia infatti il Partito socialista per fondare il Movimento socialista per l’integrazione (Lsi). E proprio l’Lsi divenne la “stampella” di una coalizione di governo con il Partito democratico (centrodestra), con Meta che divenne vicepremier e ministro degli Esteri nell’esecutivo guidato da Sali Berisha, per poi successivamente cambiare poltrona e passare al dicastero dell’Economia. Nel 2013, un interessante cambio di schieramento, con l’Lsi che entrò in coalizione con i Socialisti dell’attuale premier, Edi Rama.
Nel 2017, l’acme della lunga carriera politica – non scevra di controversie e polemiche – con l’elezione a capo dello Stato con il sostegno dei Socialisti di Rama. Ma la luna di miele con Rama finì presto.
Nel 2021, per Meta fu avviato il procedimento di impeachment, perché accusato dai socialisti di aver tenuto un comportamento non super partes durante le elezioni parlamentari di quell’anno, ma la messa in stato d’accusa fu archiviata dalla Consulta. Infine, scaduto il mandato nel 2022, la nuova vita come leader del Partito della Libertà, all’opposizione.
Ora, la macchia dell’arresto. Si tratta però di «una persecuzione politica», secondo Sali Berisha, che ha accusato il premier Rama di essere l’eminenza grigia dietro l’operazione di polizia. Il segretario del partito di Meta ha parlato invece di «sequestro criminale», mentre il suo consigliere personale, Tedi Blushi, ha definito l’arresto «un atto di terrorismo». —
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