Entrano in un capannone abbandonato e costruiscono un rifugio: quattro minorenni sorpresi dalle telecamere
Secondo le testimonianze e ricostruzioni, erano entrati già alcune volte, forzando l’ingresso e provocando diversi danni. Nell’area dell’ex azienda di mobili Repass a Case di Manzano, lungo via Cividale, è stato così individuato nella mattinata di sabato 2 novembre un gruppo di quattro ragazzini tra i 13 e 17 anni, tutti della zona, che sono stati già ascoltati in caserma dai carabinieri di San Giovanni al Natisone. Nel corso delle ultime settimane, i giovani si sarebbero intrufolati più volte nel complesso industriale e commerciale, da tempo inutilizzato, facendo danni sia nel capannone che nel vicino immobile suddiviso tra showroom, uffici e appartamenti disabitati.
Il proprietario dell’area, Gianni Passoni, ha scoperto le prime incursioni ritrovandosi davanti le porte rotte per poter entrare, oltre che le scritte realizzate con la vernice sulle pareti all’interno dei locali e il contenuto di cassetti e armadi riversato a terra. Spostate alcune sedie in mostra nel salone vetrato. «All’inizio ho pensato che fossero stati i ladri» spiega Passoni, costretto a cambiare serrature e serramenti dopo aver constatato che erano state sottratte anche le chiavi dei vari ingressi, custodite all’interno dello stesso edificio.
Temendo quindi un ripetersi delle intrusioni, la scorsa settimana ha deciso di installare delle telecamere di sicurezza, collegate in remoto all’allarme. Dopo pochi giorni, ecco che sabato 2 novembre verso mezzogiorno il suo telefono ha iniziato a vibrare, segnalando la presenza di estranei nell’immobile. Immediatamente ha chiamato le forze dell’ordine, alle quali ha consegnato i filmati di sorveglianza.
Lo stesso titolare della Repass (oggi chiamata Gipass), impresa di arredamento che dal 2016 si è trasferita a Leproso di Premariacco, spiega che quell’area apparentemente abbandonata è in attesa di una riqualificazione: «Da un anno abbiamo chiesto le autorizzazioni al Comune per demolire il capannone e costruire degli appartamenti. Da parte nostra c’è da tempo la buona volontà per migliorare l’area, ci dispiace per questa situazione». Entro i prossimi 90 giorni, peraltro, dovrà decidere se sporgere denuncia verso i ragazzi individuati. Su di loro c’è anche il sospetto che siano gli stessi entrati nella vicina bocciofila per rubare bibite dal frigo, poi consumate nel capannone dove «avevano creato una sorta di rifugio. Ma non voglio metterli nei guai, trattandosi di minorenni». Piuttosto, auspica che ci sia un intervento attivo della comunità verso queste situazioni di disagio sociale, oltre che dello stesso Comune per sbloccare l’impasse per i lavori sulla propria area, potendo contare anche su un finanziamento di 100 mila euro già stanziato dalla Regione per lo smaltimento dell’amianto.
Come detto, a essere stato visitato dai vandali nell’arco dell’ultimo mese è anche il limitrofo bocciodromo, rilevando comunque che qui le ripercussioni sono state meno gravi. Cristian Cubeddu, presidente della bocciofila Alpino Manzanese, racconta di aver ritrovato in altre tre occasioni diverse le tracce del loro passaggio: «Venivano spesso a divertirsi e passare del tempo, è successo almeno tre volte nelle ore serali. Hanno anche scassinato alcuni lucchetti per entrare e divelto la rete che divide il nostro impianto con il capannone industriale».