All’apparenza possono sembrare due ecosistemi molto differenti e, a tratti, anche divergenti. In realtà, c’è uno stretto rapporto tra il numero di libri presenti a casa e lo sviluppo di competenze digitali. Soprattutto tra i più giovani. Questo è quanto è emerso – confermando un dato già evidenziato nella precedente rilevazione del 2028 – dall’ultima indagine CILIS e inserita nel rapporto OCSE-IMEA relativo al 2023. Le risposte degli studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado (tra i 13 e i 14 anni) hanno messo l’accento su questa relazione che non è altro che la rappresentazione del livello socio-culturale. Ovvero l’ambiente domestico (e non più quello “solamente” scolastico) in cui vivono e crescono.
Un dato molto interessante che ci offre una fotografia dell’importanza di solide basi culturali all’interno dell’ecosistema familiare. Basi su cui si fonda anche una flessibilità mentale che porta i giovani a sviluppare non solo una competenze digitale molto più avanzata rispetto al passato, ma anche un pensiero computazionale che sarà importantissimo in vista del futuro e dei primi approcci – anche se ancora molto lontani per loro – al mondo del lavoro.
Libri e competenze digitali, c’è uno stretto rapporto
L’analisi presentata nel rapporto si suddivide in due fattispecie: quegli studenti che hanno in casa meno di 26 libri e quelli che ne hanno più di 26. E i risultati, parlando solamente di CIL (le competenze digitali), sono piuttosto evidenti. Così come le differenze.
Confermando ciò che accade anche nel resto dei Paesi oggetto dell’indagine, chi ha più di 26 libri in casa ha fornito una performance maggiore (e non di poco) nei test relativi all’acquisizione di competenze digitali. Stesso discorso vale per il pensiero computazionale.
Anche in questo caso, è confermato quanto indicato nella prima tabella. Dunque, esiste uno stretto rapporto tra i libri e le competenze digitali sviluppate dai giovani. D’altronde, come noto, la lettura apre il cervello e aiuta a sviluppare un pensiero critico e metodologico. Anche rispetto a un ecosistema che sembra essere così lontano da quello “cartaceo”.
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