Libera, una giudice a Trieste nella nuova serie della fiction Rai
Trieste si affaccia da grande protagonista in prima serata su Rai Uno: martedì sera andrà in onda la prima puntata di “Libera”, la serie in quattro episodi tutta ambientata nel capoluogo giuliano in cui Lunetta Savino interpreta una giudice che rimette in gioco il suo rapporto con la legge per cercare la verità sulla figlia morta quindici anni prima.
Un giallo, dunque, ma con molte pennellate di commedia, dove Trieste insieme alla Savino è protagonista assoluta, a partire dalla sigla che stilizza Piazza Unità e San Giusto.
I luoghi di Trieste
La troupe della serie, diretta da Gianluca Mazzella e prodotta da 11 Marzo Film con Rai Fiction e il contributo di Friuli Venezia Giulia Film Commission – PromoTurismoFVG, ha girato in città tra il settembre e il dicembre del 2023 a Palazzo Carciotti, che è diventato la Questura, ma anche a Melara e soprattutto al Tribunale che, per la prima volta, ha aperto le porte al cinema per riprese impegnative durate due settimane.
Vedremo anche lo yatch club Adriaco, il Politeama Rossetti, l’Area Science Park, alcune case dell’Ater, l’esterno del carcere, Piazza Unità, Canale Ponterosso, il porticciolo di Muggia e una villa vicino al castello di Duino.
È la Trieste quotidiana e dinamica abitata da Libera, giudice impegnata e integerrima, che ha cresciuto la nipotina come se fosse sua madre e non si è mai convinta che la figlia sia davvero morta per overdose.
Il cast
Nel cast ci sono anche Claudio Bigagli nei panni dell’ex marito, Gioele Dix in quelli del collega Ettore, Roberto Citran e molti attori provenienti dalla regione, come Lorenzo Acquaviva, nel ruolo di uno dei giudici, Sara Alzetta, Antonio Scarpa, Anita Kravos e Lorenzo Zuffi.
Lunetta, per lei è un ritorno a Trieste: aveva già girato qui il film “Rosa” della regista triestina Katja Colia…
«Ho un grande attaccamento a questa città: ho suggerito io Trieste per “Libera”. Mi affascina, è un posto dove mi piace stare e in cui probabilmente ritrovo corrispondenze col mio modo di essere: il cambiamento continuo del clima, questo passare dal sole al vento, è come se attraversasse anche i miei umori e mi aiutasse a cambiare pelle. Si prestava molto per il personaggio di Libera».
Sentiamo la palermitana Libera parlare anche in dialetto triestino: perché?
«Lo usa per comunicare con alcuni personaggi più popolari, è un modo per avvicinarsi al loro vissuto, per farsi capire meglio. La sentiamo parlare triestino soprattutto con il suo cancelliere o con Chicco, un piccolo delinquente che vive a Melara. Libera non ha nostalgia del Sud perché è inserita benissimo a Trieste da trent’anni. Come lei, anch’io adoro lo strudel e tutti i sapori nordici. Ci sono rimasta molto tempo anche girando “Rosa”, e ci capito col teatro. L’ultima volta è stato al Teatro Bobbio con “La madre” di Florian Zeller».
Smessa la toga, Libera ha una seconda vita: per scoprire la verità sulla morte della figlia conduce un’indagine segreta in strana coppia con il delinquente Pietro, interpretato da Matteo Martari. Come si incontrano?
«Pietro è imputato in un processo per direttissima e Libera lo riconosce: è l’ultima persona che ha visto insieme a sua figlia Bianca il giorno in cui lei è morta. Le stava consegnando una bustina, forse la dose fatale che ha fatto morire di overdose la ragazza. Così Libera decide di seguirlo, e scopre che anche lui è alla ricerca della verità».
Com’è entrata nei panni di una magistrata?
«Libera è una donna molto in gamba nel suo lavoro, forte, coraggiosa, che si è saputa imporre in un mondo maschile soprattutto rispetto alla sua generazione. Non tutti i colleghi uomini simpatizzano per lei. Per alcuni aspetti tecnici ho chiesto consiglio a Raffaele Morvay, un giudice triestino in pensione con una grande passione per il suo lavoro. Abbiamo anche girato alcune scene nella sua casa».
Viene da tanti personaggi amatissimi e dal successo di altre serie Rai come “Studio Battaglia”, nel quale è l’avvocata Marina, e “Le indagini di Lolita Lobosco”. “Libera” però è la sua prima serie da protagonista assoluta: che effetto le fa?
«Ho fatto cose così belle e diverse l’una dall’altra che non mi lamento di esserci arrivata solo ora. È vero che “non esistono grandi e piccoli ruoli, ma solo piccoli e grandi attori”, come diceva Stanislavskij. Per me questo personaggio è stato un piacere assoluto, ma anche una fatica maggiore. In più è la mia prima volta in una serie d’azione: sono una curiosa che ama le sfide». —
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