Gran parte delle armi sequestrate da Hezbollah sono di fabbricazione russa
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal (Wsj), durante le operazioni nel sud del Libano le Forze di difesa israeliane (Idf) «stanno trovando ‘grandi tesori’ di armi russe nel Libano meridionale, confermando i sospetti secondo cui la capacità di combattimento di Hezbollah sarebbe notevolmente supportata dalle armi russe». Ad esempio, alcune delle armi, tra cui i missili anticarro Kornet, sono state fornite dalla Russia alla Siria e da lì hanno agevolmente raggiunto il Libano, hanno detto al Wsj un funzionario arabo e funzionari della sicurezza siriana. La Russia ha i suoi magazzini in Siria e fornisce anche armi all'Esercito siriano. Israele è ben consapevole da anni che il gruppo terroristico Hezbollah dispone di armi di fabbricazione russa, ma finora non è stato in grado di dimostrarlo pienamente a causa della collocazione strategica del gruppo nel Libano meridionale. Tuttavia, con l'avvio dell'operazione «Northern Arrows» nella stessa area le Idf hanno scoperto armi più recenti e moderne, in quantità significativamente maggiori rispetto alle previsioni dei suoi analisti militari. Questi armamenti si sono rivelati cruciali per permettere ad Hezbollah di mantenere la resistenza, nonostante l'eliminazione della sua leadership di vertice. In particolare, le armi anticarro, tra le più efficaci nelle loro mani, sono state impiegate per infliggere un considerevole numero di vittime israeliane. Il Wsj sottolinea che queste nuove scoperte hanno alimentato timori crescenti riguardo a un possibile rafforzamento dei legami tra la Russia ed Hezbollah. A tal proposito, un alto funzionario della sicurezza israeliano ha dichiarato al quotidiano statunitense che la Russia ha intensificato la propria cooperazione con l'Iran, ricevendo da quest'ultimo droni e missili balistici. Lo stesso modello di drone utilizzato dalla Russia contro l'Ucraina viene impiegato da Hezbollah contro Israele.
La Russia in Siria
La Russia è presente in Siria dal 2011, anno in cui ha iniziato a sostenere il presidente siriano Bashar al-Assad durante la guerra civile. A partire dal 2015, Mosca ha iniziato a combattere direttamente sul campo a fianco di Hezbollah, che condivideva lo stesso obiettivo di mantenere Assad al potere. Questa alleanza strategica ha facilitato l'accesso di Hezbollah agli arsenali russi presenti in Siria, favorendo relazioni più strette tra le due parti, secondo quanto riferito al Wsj da funzionari della sicurezza siriana e un rappresentante arabo. Tuttavia, la frequenza con cui Hezbollah ha ottenuto armi attraverso questi canali rimanendo incerta, ha sottolineato la testata. Tra le armi di fabbricazione russa in possesso di Hezbollah figurano Kornet, Metis, Konkurs, Fagot e Sagger. Questi armamenti sono stati ritrovati a meno di un chilometro di distanza nel Libano meridionale, sia in superficie sia sotterraneamente, come dichiarato al Wsj da un responsabile israeliano del laboratorio di smantellamento. Quest'ultimo ha precisato di non poter confermare come Hezbollah abbia ottenuto tali armi o ricevuto l'addestramento necessario per utilizzarle, ma ha evidenziato che il 60-70% degli armamenti sequestrati all'inizio dell'operazione Northern Arrows" erano di origine russa. Man mano che l'operazione prosegue, i soldati delle Idf continuano a scoprire «molti» armamenti russi all'interno del Libano. Alcuni risalgono a modelli prodotti fino al 2020, mentre altre sono modelli più vecchi. Né il Governo russo né il ministero degli Esteri siriano hanno risposto alle richieste di commento del Wsj. Mentre l’ufficio del Primo ministro israeliano ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni.
Russia e Israele un tempo amici
Israele ha cercato a lungo di mantenere rapporti diplomatici stabili con la Russia, in parte per evitare potenziali conflitti in Siria, dove la presenza militare russa si intreccia di continuo con le operazioni israeliane finalizzate a interrompere il trasferimento di armi a Hezbollah. Tuttavia, secondo gli esperti, l'approccio della Russia nella regione e piu’ in generale in Medio Orient, è completamente mutato a partire dall'inizio della guerra con l'Ucraina nel 2022. Da allora, Mosca ha adottato una linea più aggressiva nel contrastare gli Stati Uniti e i suoi alleati. Ad esempio, sempre il Wall Street Journal ha riferito che la Russia ha fornito informazioni di targeting ai ribelli Huthi nello Yemen per attacchi contro navi occidentali nel Mar Rosso all'inizio di quest'anno. Inoltre, secondo fonti del Pentagono, Mosca starebbe valutando la possibilità di fornire missili antinave agli Huthi. Parallelamente, il Journal ha riferito che l’Africa Corps ( già Wagner Group), la principale organizzazione paramilitare russa, «avrebbe pianificato di trasferire un sistema di difesa aerea a Hezbollah, anche se non è chiaro se la consegna sia stata completata». La Russia di Vladimir Putin dopo l'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023 che ha scatenato la guerra in corso, ha accolto più volte i principali leader di Hamas a Mosca. Secondo quanto dichiarato dal Cremlino, questi incontri sono stati organizzati nel tentativo di mediare una riconciliazione tra Hamas e Fatah, il gruppo palestinese rivale che governa parte della Cisgiordania e che oggi ambisce a partecipare alla ricostruzione di Gaza perché si tratta di un grande business sul quale i terroristi palestinesi vogliono mettere le mani.
Israele deve cambiare il suo approccio con Mosca
Alcuni analisti e funzionari israeliani hanno iniziato a mettere in dubbio l'approccio politico di Israele nei confronti della Russia, sottolineando come Mosca abbia dimostrato chiaramente il suo sostegno militare ai nemici dello Stato ebraico. Diversamente dalla maggior parte delle nazioni occidentali, Israele ha fornito all'Ucraina un supporto limitato e non militare durante la guerra contro la Russia. Questa strategia, secondo gli esperti, è stata dettata dalla volontà di evitare un confronto con Vladimir Putin. «Dobbiamo abbandonare questa linea di condotta» ha dichiarato , ricercatrice senior presso l'Institute for National Security Studies, un think tank con sede a Tel Aviv. «Non si tratta più soltanto del sostegno russo al cosiddetto “asse della resistenza”, un fenomeno apparentemente scollegato da Israele. Ora stiamo affrontando queste conseguenze direttamente sul campo di battaglia dove muoiono i nostri soldati».