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Ноябрь
2024

Tiro al bersaglio sul Conte dimezzato (da Renzi a Grillo): il M5S ha perso un elettore su due

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“Piovono pietre” su Giuseppe Conte, per dirla col titolo di un film di Ken Loach, all’indomani del voto delle regionali in Emilia Romagna con il M5s in caduta libera. “Quello che perde di più è il partito di Conte che ha deciso di schierarsi in maniera preconcetta e priva di contenuti con il Pd e la gente gli sta dando delle sonore bastonate”. Queste le parole durissime di Danilo Toninelli, ex ministro pentastellato ed oggi nel collegio dei probiviri del M5s in un colloquio a Radio Cusano Campus rilanciato sui suoi social.

Conte mette d’accordo Toninelli e Renzi: si è scavato la fossa

“Il M5s – dice Toninelli – ha dimezzato i voti rispetto alle ultime elezioni: da 100mila a 50 mila in Emilia Romagna e da 30mila a 15mila in Umbria. Se non è una sconfitta questa che cosa è?”, Conte “si è già scavato la fossa”. Per l’ex ministro delle Infrastrutture, Conte “è clamorosamente schierato”. “Guardate quanta gente se ne è andata dal M5s, buona parte nell’astensionismo, ma altri hanno addirittura votato Meloni, non gliene importa di destra e sinistra”, ha aggiunto.


Conte finisce anche nel mirino di Matteo Renzi. Alle regionali “poteva essere un 3 a 0 se qualcuno, in Liguria, non avesse sbagliato un rigore e poi fatto un autogol. Non diciamo il nome, il leader del M5S”. Lo ha detto Matteo Renzi a Tagadà, su La7.

Il garante M5s prepara la resa dei conti con Conte

All’indomani del tracollo del M5s, arriva anche un messaggio subliminale, ma non troppo, di Beppe Grillo. Sullo stato Whatsapp del garante M5S, è comparsa stamattina una sua foto nella quale è seduto in un vagone di una metropolitana a Tokyo (durante un viaggio di qualche anno fa). Accanto a lui un uomo, presumibilmente di nazionalità giapponese, vestito da soldato. E sotto la didascalia Oz Onoda, riferimento al noto militare giapponese che, dopo quasi 30 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, nel 1974, nella giungla sull’isola filippina di Lubang, venne arrestato perché si rifiutava di credere che la guerra fosse finita.

L’ennesima frecciatina a Giuseppe Conte? A completare il messaggio subliminale va rammentato che quel militare giapponese, dopo quasi 30 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, venne arrestato perché si rifiutava di credere che la guerra fosse finita. Sembra un riferimento non troppo occulto al presidente dei pentastellati, in vista dell’assemblea costituente del partito che si terrà nel fine settimana. Si affilano i coltelli in quella che potrebbe essere una vera resa dei conti.

 

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