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Ноябрь
2024

Putin riscrive la dottrina nucleare. Il primo missile Usa cade in Russia, il mondo in bilico

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Nel millesimo giorno di guerra contro l’Ucraina, Putin innalza la tensione internazionale, cambiando le regole della propria dottrina nucleare. La firma del decreto presidenziale che consente l’uso delle armi nucleari contro Stati non nucleari supportati da potenze atomiche rappresenta un drammatico cambio di paradigma nella strategia di deterrenza di Mosca. Un passo «necessario» secondo il Cremlino, per «allineare i nostri principi all’attuale situazione». Così Dmitry Peskov, portavoce dello zar, per il quale l’arsenale atomico diventa ora un’ «estrema risorsa per proteggere la sovranità del Paese».

La strategia del Cremlino: deterrenza o minaccia globale?

La nuova dottrina nucleare mette nero su bianco che l’uso dei nuovi missili forniti da Biden a Kiev può essere interpretato come un’aggressione diretta dei Paesi dell’Alleanza Atlantica. «Vogliono l’escalation», sentenzia Lavrov dall’alto del ministero degli Esteri russo. A sottolineare la gravità, Dmitri Medvedev, vicepresidente del consiglio di sicurezza russo, che ha dichiarato su Telegram: «In questo caso sorge il diritto di reagire con armi di distruzione di massa contro Kiev e le principali installazioni della Nato, ovunque si trovino. E questa è già la Terza Guerra Mondiale». Non è mancata una provocazione all’ormai presidente uscente: «Forse il vecchio Biden ha davvero deciso di morire con grazia, portando con sé una parte significativa dell’umanità».

Cade il primo missile americano sul territorio russo

In parallelo, l’esercito ucraino ha annunciano di aver «colpito con successo» il bersaglio oltre il confine, stando a ciò che riporta una fonte informata delle Forze di Difesa al meda ucraino Rbc. S è Ad essere toccata la struttura militare vicino Karachev, città non lontana dalla regione di Bryansk e a circa 130 km dal confine con l’Ucraina. L’utilizzo di armamenti avanzati statunitensi con un raggio d’azione di circa 300 chilometri, manda un segnale chiaro, e forse definitivo, sulla volontà occidentale di sostenere Kiev non solo nella difesa, ma anche nell’offensiva.

Zelensky all’Europa: “Putin non si fermerà”

Volodymyr Zelensky, in un discorso al Parlamento Europeo, ha lanciato un monito senza mezzi termini: «Putin non si fermerà. È concentrato sul vincere la guerra. Bisogna spingere più forte contro la Russia». Il presidente ucraino ha ribadito che senza basi aeree distrutte, senza incendi nei depositi di munizioni e senza che la capacità produttiva russa venga azzerata, non ci saranno «negoziati significativi». Per Zelensky, è essenziale portare la Russia verso una «pace giusta».

Sostegno a Kiev: determinazione europea, ma cautela strategica

Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha ribadito l’impegno dell’Italia a fianco di Kiev: «Continueremo a sostenere l’Ucraina, dal punto di vista militare, economico e politico». A fare eco, la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola: «Oggi, domani e ogni giorno, per tutto il tempo necessario». Tuttavia, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, invita alla prudenza, ritenendo meglio «non parlare troppo di ciò che facciamo o non facciamo» sul piano militare.

La Russia non è sola: l’ombra di Teheran, Pechino e Pyongyang

Intanto, le alleanze internazionali della Russia complicano ulteriormente il quadro. Cina, Corea del Nord e Iran offrono supporto militare e logistico a Mosca, contribuendo a rafforzare il suo arsenale e a eludere le sanzioni occidentali. «La Cina sta aiutando la Russia aggirando le sanzioni, consegnando beni a doppio uso e la Corea del Nord con truppe e forniture massicce di armi in Russia», spiega Rutte. In cambio, Mosca «sta pagando» Pyongyang «con tecnologia missilistica» e  Teheran «con il denaro», lo stesso che rafforza «i gruppi affiliati dell’Iran in Medio Oriente». «C’è quindi un impatto globale e significa che il teatro euro-atlantico, ma anche quello indo-Pacifico», conclude Rutte.

Verso una pace? “Se Trump è pronto ad ascoltare”…

Nonostante il clima da guerra fredda, il Cremlino lascia aperto uno spiraglio di dialogo con gli Stati Uniti. «Se Donald Trump sarà pronto ad “ascoltare le preoccupazioni” della Russia e a “capire le ragioni per cui la Russia sta agendo in questo modo”, sarà possibile un dialogo “per il raggiungimento della pace“», ha dichiarato Peskov, nonostante le parole del suo connazionale e la nuova dottrina nucleare sembrino molo più simili ad intimidazioni che alla volontà di sedersi a un tavolo.

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