Pappalardo e Scoppetta, si indaga sui loro «patrimoni inspiegabili»

PAVIA. Alcuni indagati dell’inchiesta “Clean 2” hanno avuto per anni, secondo gli inquirenti, un tenore di vita sproporzionato alle loro possibilità e «incompatibile» con i redditi dichiarati. A cominciare da Maurizio Pappalardo, 61 anni, l’ufficiale dei carabinieri in pensione, ex comandante del Nucleo informativo, ora ai domiciliari per le accuse di corruzione e stalking, che sarà interrogato questa mattina in tribunale a Pavia.

Tutti gli articoli sull’inchiesta Clean 2

Nelle carte dell’inchiesta, che hanno portato al suo arresto e a quello del carabiniere forestale Antonio Scoppetta e dell’imprenditore Carlo Boiocchi, si parla di «inspiegabile disponibilità patrimoniale». Sotto la lente sono finiti l’auto dell’indagato, una Porsche Cayenne comprata alcuni anni fa, e un conto intestato con un’altra persona, alimentato da entrate su cui ora sono in corso gli accertamenti della Guardia di finanza.

Le intercettazioni

Della vettura, un Suv del valore di circa 100mila euro, discutono anche due imprenditori (un costruttore e un immobiliarista) che non sanno di essere intercettati e avanzano qualche ipotesi su come Pappalardo possa averla comprata. Illazioni che potrebbero non avere alcun aggancio con la realtà, ma che i finanzieri stanno verificando. Così come sono in corso gli accertamenti sul conto, che risulta intestato insieme a una donna, già sentita dai finanzieri come persona informata sui fatti.

[[ge:gnn:laprovinciapavese:14808394]]

Il tenore di vita, ritenuto «anomalo» dagli inquirenti, è alla base dell’ordinanza di custodia cautelare. Anche se Pappalardo non riveste più incarichi nell’Arma, essendo andato in congedo per raggiunti limiti di età nel mese di giugno del 2023, per il Gip Maria Cristina Lapi le sue conoscenze e le disponibilità finanziarie lasciano aperto il pericolo di reiterazione del reato. Questa mattina, affiancato dai suoi legali, Maria Teresa Zampogna e Franz Sarno, potrà dare la sua versione dei fatti e difendersi dalle accuse di avere offerto utilità e servizi al carabiniere Antonio Scoppetta, in cambio dei suoi favori e del suo «asservimento», per usare un termine degli inquirenti. Pappalardo deve rispondere, insieme a Scoppetta, anche di stalking: avrebbe messo in atto comportamenti persecutori ai danni della sua ex fidanzata, che nel 2019 aveva deciso di rompere la relazione con lui. La donna è stata sentita due volte, ma ha denunciato solo a giugno di quest’anno.

La villa di San Genesio

Le accuse di corruzione e stalking sono condivise con Antonio Scoppetta: anche per il carabiniere, per tanti anni in procura a Pavia, sono in corso accertamenti di carattere patrimoniale. Uno di questi riguarda la villa di San Genesio, comprata dall’imprenditore Carlo Boiocchi secondo l’accusa a un prezzo di favore: 300mila euro circa invece di 600mila euro. I finanzieri hanno già compiuto una serie di accertamenti, che hanno riguardato finora il mutuo concesso per comprare l’immobile, da una filiale di una banca a Casteggio, per 175mila euro, e quattro assegni per la caparra che non sarebbero stati mai incassati e anzi annullati prima dell’incasso.

[[ge:gnn:laprovinciapavese:14812471]]

Il progetto della villa acquistata da Scoppetta rientra in un piano di lottizzazione edilizia più ampio, seguito da un’ingegnera di Pavia che aveva fatto altri interventi, con case di lusso e piscina, in un’altra zona di San Genesio. L’ingegnera è stata sentita due volte dagli inquirenti e ha raccontato di alcune anomalie, tra cui la sollecitazione a proseguire il lavoro aumentando la superficie delle case, con un piano in più, nonostante l’assenza di autorizzazioni edilizie. Sollecitazioni che l’avevano convinta a dare le dimissioni.

Perché il carcere

Per Scoppetta la giudice ha accolto la richiesta della procura di applicare la custodia in carcere. Una misura più severa, rispetto agli altri indagati, motivata sia con la vicenda della villa di San Genesio (che avrebbe dimostrato secondo i magistrati la spregiudicatezza dell’indagato), sia per l’incarico che ancora l’indagato, in servizio al comando forestale, ricopriva al momento dell’arresto.