Video della discordia, il Carso diffida il Prosecco Doc
Nuova bufera nel mondo delle bollicine del Prosecco Doc: i produttori del Carso non accettano che il Consorzio di tutela trevigiano utilizzi immagini del loro territorio per sponsorizzare il Prosecco Doc.
È cambiato il mondo rispetto al 3 agosto 2009 quando l’allora ministro dell’agricoltura, Luca Zaia, piantava una barbatella di Glera, a Prosecco, sul Carso triestino. Dal Glera al Prosecco – asseriva allora Zaia – come tipicità esclusiva di queste quattro province del Friuli-Venezia Giulia oltre alle 5 del Veneto. Il Prosecco come Prosekar, sul Carso triestino. A fine maggio di quest’anno il Prosekar entrava nella grande Doc del Prosecco come tipologia. Con tanto di certificazione del disciplinare sul Bollettino della Regione Veneto.
Il Consorzio di Tutela ha pertanto deciso di dedicare al territorio un video promozionale dal titolo “Prosecco doc & il Carso”. Titolo sobrio per immagini accattivanti: dei castelli di Duino e Miramare, del golfo di Trieste, della rocca di Monrupino, dei percorsi tipici del Carso e delle tradizioni locali, come le Nozze carsiche. A suggellare tanta bellezza, un cin cin con calici di Prosecco.
Apriti cielo. Sta scoppiando la bufera. I produttori della Doc Carso, indispettiti, sono ricorsi ai loro legali chiedendo (ed ottenendo) di proporre una diffida nei confronti del Consorzio trevigiano.
«Il Carso, per quanto riguarda i vini, è un nome tutelato – si spiega Matej Skerlj, presidente dell’Associazione viticoltori del Carso – La Doc Prosecco si promuove, attraverso questo video sostanzialmente pubblicitario, illustrando le bellezze e le tradizioni più tipiche del nostro vario altipiano, con un brindisi che di fatto ci fa concorrenza col Prosecco».
Per Skerlj, dunque, quanto meno dal video deve essere tolta la parola Carso. Appunto, perché, c’è una Doc Carso che è altra cosa dal mega Consorzio: fa riferimento a quasi tutti i comuni della provincia di Trieste e ad alcuni di quella di Gorizia. Skerlj aveva già sollevato obiezioni per il disciplinare: lui e i colleghi avrebbero preferito la classificazione di sottozona per garantirsi un maggiore controllo dei parametri del Prosekar. Anche per avere più libertà di interpretazione del brand.
Ora quel video è per loro l’affermazione che non si torna indietro. E che, anzi, si vuole colonizzare il Carso.
Da parte del Consorzio Doc si preferisce non replicare, semmai precisare che si tratta di una semplice promozione di questo come di altri territori in cui opera. Lo sapeva bene anche Edi Kraus, presidente della cooperativa “Carso nostro”, proprietaria della Casa carsica, nella quale è stata girata l’ultima parte del video. «Sì. Eravamo a conoscenza del contenuto del video prima che lo girassero – evidenzia – e, considerando che la nostra Cooperativa non dispone di grandi mezzi finanziari, abbiamo colto l’occasione per promuovere la Casa carsica, che necessità di visibilità a livello turistico e l’obiettivo è stato centrato. La scelta è stata nostra e la confermiamo».
I viticoltori del Carso non sono nuovi al confronto con i proseccari, come li chiamano. Temono per il futuro della loro uva vitovska perché – è il loro timore – potrebbe essere accompagnata alla glera nella produzione del Prosecco spumante, ossia il Prosekar locale. La vitovska è un vitigno storico del Carso triestino. È dunque ritenuto inscindibile dalla Doc Carso.
«Il Prosekar si può fare anche solo con malvasia e glera, storicamente i due uvaggi più citati – continua a ribadire in questi mesi il presidente Skerlj – e senza inserire nel disciplinare le uve a bacca bianca della provincia di Trieste. Non ci sembra opportuno che delle Doc si scambino i vitigni».
Da Treviso si puntualizza che non è prevista l’indicazione della vitovska in etichetta, così come anche per gli altri due vitigni (glera e malvasia).