Ordini, export, produzione: trimestre flop per l’industria della Marca
Industria di Marca, la grande frenata. Il terzo trimestre del 2024 si è chiuso con un segno meno su quasi tutti i fronti: la produzione ha subito una battuta d’arresto dell’8,3% rispetto al trimestre precedente e il fatturato estero, tallone d’Achille e fonte di preoccupazione, sfiora il meno 9% rispetto a secondo trimestre.
I dati sono stati forniti in occasione dell’indagine di VenetoCongiuntura, l’analisi sull’industria manifatturiera realizzata da Unioncamere Veneto su un campione di oltre 500 imprese venete con almeno 10 addetti e un’occupazione complessiva di oltre 19 mila addetti.
I dati
Ad essere calata non è solo la variazione rispetto al secondo trimestre del 2024, ma anche quella rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. Tornando ai numeri, la produzione manifatturiera è calata dell’8,3% rispetto a tre mesi fa e dell’1,2% rispetto al 2023.
Il fatturato a fine settembre ha subito una diminuzione del 7,8% rispetto a maggio, e dello 0,3% rispetto a 365 giorni prima. Il dato aveva già conosciuto una significativa decelerazione nei trimestri precedenti, a partire dal secondo trimestre 2023.
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Secondo le indicazioni di VenetoCongiuntura, le imprese che si muovono nei mercati internazionali hanno dovuto rivedere al ribasso i listini per non perdere in competitività.
Per quanto concerne l’andamento complessivo delle vendite, nel trimestre appena trascorso è da considerarsi pressoché stazionario su base tendenziale (-0,3%), mentre il fatturato estero flette in modo più sensibile (-2,2%) dopo i due trimestri precedenti in cui era riuscito a restare in territorio positivo. Male anche la raccolta degli ordini, che resta molto debole, sia per quelli interni, calati dell’1,1%, che per quelli esteri, in calo del 3,4%.
Il calo
I settori che più risentono di questi alt strutturali sono quelli della moda e del tessile e quello dell’automotive e della sua componentistica.
In quest’ultimo comparto, che conta 116 stabilimenti operativi e un totale di circa 1.800 addetti, la flessione della produzione si è attestata intorno al -4%.
Per quanto concerne il comparto moda i numeri sono più pesanti: nel primo semestre del 2024 ha visto una riduzione del 15,7% rispetto all’anno scorso. Il settore sta scontando le difficoltà di spesa delle famiglie, causate dal rincaro dei prezzi, ma anche una più generale ricomposizione dei consumi verso i servizi (viaggi, divertimento, salute) anziché verso l’acquisto di beni non durevoli.
Le attese
I dati con il segno meno inficiano il sentiment degli imprenditori: le aspettative sono piuttosto scettiche sulla ripartenza nel breve della domanda. Ma i giudizi positivi, sia per la domanda estera che per quella interna, sopravanzano quelli negativi: e questa, tutto sommato, è già una buona notizia.
Tuttavia, per la domanda estera sono i giudizi di stazionarietà a catalizzare la maggioranza degli intervistati (il 40%). E anche con riferimento alla domanda interna la quota delle indicazioni per la stazionarietà (36%) risulta molto prossima alla quota delle indicazioni di crescita (39%). Per entrambi gli indicatori un quarto degli intervistati teme un’ulteriore contrazione degli ordini.
Il commento
«Il quadro congiunturale continua ad essere caratterizzato da una persistente debolezza della domanda internazionale, aggravata dalla crisi dell’automotive e dalla più generale recessione tedesca», commenta il presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno, Mario Pozza.
«Il mercato tedesco è il nostro primo mercato di riferimento: assorbe il 13,8% dell’export regionale, che vale 11,3 miliardi di euro, 2,3 miliardi a Treviso. Va subito precisato che non tutti i settori sono coinvolti dal peggioramento: l’agroalimentare continua a crescere, il legno-arredo pare avvertire segnali di ripartenza della domanda, si difende anche l’industria delle apparecchiature elettriche».