Via libera a 12 impianti di risalita nel Bellunese
Scampato pericolo in pista. Per mancata dichiarazione di “immunità da frane”, ben 12 impianti di risalita hanno rischiato di rimanere chiusi per la stagione dello sci, ormai alle porte.
Sono stati salvati grazie a una dichiarazione di compatibilità, che può essere ottenuta attraverso costante monitoraggio più le necessarie opere di protezione da mettere in campo.
Il rischio di chiusura è stato corso sia a Cortina (come sul Col Gallina), sia nei comprensori di Arabba, Falcade, Zoldano (Palafavera), Alleghe (Civetta) che ad Auronzo e negli altri siti con strutture in revisione.
Un problema di interpretazione, fino ad oggi poco chiara, del Decreto Trasporti del 4 agosto 1998 numero 400, che detta le norme generali per la costruzione e l’esercizio degli impianti a fune e specificatamente in relazione all’articolo 7, che prevede genericamente una “immunità da frane” per poter usare l’impianto.
Si tratta, per capire, del medesimo problema che per mesi ha angosciato i proponenti dell’impianto a fune Apollonio-Socrepes.
La Regione, che ha tra le mani questo nodo da sciogliere, ha chiesto chiarimenti al ministero dei Trasporti perché a causa di una difformità di interpretazione tra i vari enti competenti c’era il rischio concreto che 12 impianti non potessero aprire: uno o addirittura due per ski area, in provincia di Belluno, tra quelli in revisione.
Le società erano di fatto in difficoltà a certificare una vera e propria “immunità da frane” trovandosi spesso, come a Cortina, a dover fare i conti con terreni che nel passato hanno registrato movimenti, perché arroccati su corpi antichi di frana.
«In tempi strettissimi e capendo la gravità della situazione a pochi giorni dall’apertura della stagione invernale» dice Marco Grigoletto, presidente dell’Anef Veneto, l’associazione degli impiantisti, «con un lavoro di squadra tra l’assessore Federico Caner della Regione e l’ingegner Marco D’Elia, la segreteria dell’assessore Giampaolo Bottacin con Michele Carbogno e l’ingegner Vincenzo Artico della Difesa del suolo, l’Ansfisa con il direttore generale Marturano e l’ingegner Boldrin e il ministero dei Trasporti è stato organizzato a Roma un tavolo urgente che ha emendato la nota del 19.11.24 che cita testualmente: “a tale riguardo si evidenzia che le finalità della disposizione in esame riguardano la sicurezza dell’esercizio dell’impianto e la stabilità delle opere che lo costituiscono. Pertanto, l’immunità dal pericolo di frane dell’area interessata va intesa come compatibilità delle caratteristiche idrogeologiche dell’area stessa con la sicurezza dell’esercizio dell’impianto e con la stabilità delle opere che lo costituiscono”».
Tale immunità è da intendersi, dunque – spiega ancora la nota del Mit – come compatibilità dell’assetto idrogeologico dell’area in cui si intende realizzare l’impianto con la sicurezza dell’esercizio del medesimo, incluse le fasi di manutenzione, soccorso ed evacuazione, e con la stabilità delle relative opere.
La compatibilità rispetto al pericolo di frane deve essere raggiunta e garantita nel corso del tempo tenendo conto anche delle eventuali opere di monitoraggio, stabilizzazione e protezione che risultino necessarie dalle valutazioni effettuate.
«La relativa attestazione deve essere rilasciata da parte della struttura regionale competente a seguito di valutazioni che devono tener conto di tutti gli elementi istruttori forniti dagli Enti competenti in materia idrogeologica» evidenzia la nota.
In sostanza la competenza passa dall’Autorità di Bacino alla Regione. «Noi di Anef siamo soddisfatti del risultato ottenuto anche se siamo riusciti a ottenerlo sulla linea rossa dell’apertura della stagione, però abbiamo trovato massima collaborazione da tutti i soggetti coinvolti» afferma Grigoletto, «Con questa nota del ministero si contribuirà a risolvere un problema interpretativo ma anche ad aumentare la sicurezza dell’impianto dando le competenze di controllo sia alla Regione che ad Ansfisa».