Genesis: i 50 anni di “The lamb lies down on Broadway”
Nella prima formazione dei Genesis, una sorta di dream team formato da Peter Gabriel, Phil Collins, Steve Hackett, Mike Rutherford e Tony Banks, ritroviamo molti degli elementi ricorrenti del prog: lunghi brani strumentali, il rifiuto della forma canzone tradizionale, uso massiccio delle tastiere, continui cambi di tempo nella ritmica, arrangiamenti ricchi e ridondanti, spesso con toni celebrativi ed epici. A differenza di altri gruppi prog dell’epoca, che a volte risultano troppo freddi e tecnici, i Genesis hanno composto brani ricchi di pathos, esaltati da un frontman straordinario come Peter Gabriel, grazie alla sua voce ricca di armonici e ai suoi bizzarri travestimenti. L’apice della creatività della prima formazione della band è The lamb lies down on Broadway, pubblicato il 22 novembre del 1974 (50 anni fa), la più grande opera creata dai Genesis e l’ultima con Peter Gabriel come frontman, che ha segnato la fine di un’era irripetibile.
The lamb lies down on Broadway è il sesto album in studio, il primo doppio e l’unico concept dei Genesis. Incentrato su un racconto ideato e scritto da Peter Gabriel (che è anche autore di tutti i testi delle canzoni, tranne la title track scritta da Mike Rutherford e Tony Banks), il disco è stato collocato nella nona posizione dei 50 migliori album progressive dalla rivista Rolling Stone nel 2015. La storia fantasy di Rael, un giovane portoricano fuoriuscito dal riformatorio di Pontiac, che si aggira nella New York del 1974 prima di essere catapultato in una dimensione "altra". È lo stesso Gabriel, nel prologo al racconto, a suggerire ai lettori che sta usando il personaggio come proprio alter ego: il nome Rael deriva dal cognome Gabriel, oltre a essere l'anagramma di real («reale»). Un espediente retorico che è un pretesto per dar forma al mondo interiore di Gabriel, come il rapporto col sesso (Counting Out Time, The Lamia, The Colony of Slippermen), con la paura (In the Cage) o con la morte (Anyway, Here Comes the Supernatural Anaesthetist).
Non manca, però, una buona dose di ironia tipicamente british: nel brano conclusivo It, l'autore sembra mettere in guardia l'ascoltatore da interpretazioni troppo seriose di tutta la storia: «Se pensi che sia stato pretenzioso, sei stato preso in giro». Durante il missaggio dell’album, che si svolse agli Island Studios di Londra, i Genesis chiesero a Brian Eno (che stava lavorando al piano di sopra) di filtrare alcune tracce di voce e di chitarra attraverso un sintetizzatore EMS VCS3: in cambio del favore, Phil Collins suonò gratuitamente la batteria sul brano Mother Whale Eyeless del secondo album di Eno Taking Tiger Mountain (by Strategy). The lamb lies down on Broadway fu rappresentato dal vivo per 102 volte nel corso del biennio 1974-75. Il successo del tour fu merito, oltre che per la straordinarietà dei brani, anche dei travestimenti e della teatralità di Gabriel, all’apice della sua creatività, tanto da oscurare gli altri quattro membri della band.
Una situazione che accentuò i malumori all'interno dei Genesis, portando all'inevitabile uscita di Gabriel dal gruppo, già preannunciata ai compagni al termine delle registrazioni dell'album. Per celebrare i 50 anni di uno degli album più importanti nella storia del prog rock, The lamb lies down on Broadway tornerà nei negozi il 28 marzo del 2025 in due cofanetti da collezione. La Super Deluxe Edition (4CD + Blu-Ray oppure 5LP + Blu-Ray, oltre al digitale) conterrà l’album originale rimasterizzato da Miles Showell ad Abbey Road, un nuovo mix in Dolby Atmos fatto da Bob Mackenzie ai Real World Studios con la supervisione di Peter Gabriel e Tony Banks, un concerto completo registrato il 24 gennaio 1975 allo Shrine Auditorium di Los Angeles, tre demo inediti dalle session che si tennero ad Headley Grange (in versione digital download), una riproduzione del programma del tour del 1975, replica del biglietto e poster e infine un libro di 60 pagine da collezione con i testi di Alexis Petridis, che ha intervistato tutti e cinque i membri della band per raccontare la storia di The lamb lies down on Broadway, dalle sessioni di scrittura alle esibizioni dal vivo. Petridis, nel paragrafo introduttivo delle note di copertina, scrive: «Alcuni membri della band hanno detto che pensano che sia il miglior album della loro carriera. Altri lo considerano un esperimento coraggioso ma imperfetto. Alcune persone lo vedono come l'apoteosi assoluta del rock progressivo dei primi anni '70: un doppio concept album pieno di musica densa, intricata e in continuo cambiamento, caratterizzato da una trama così intricata e strana che persino alcuni membri della band non riuscivano a capirla».