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Ноябрь
2024

Il papà della ragazza molestata in stazione a Treviso: «Più controlli»

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«Servono guardie giurate. Solo con un controllo maggiore si può assicurare maggiore sicurezza non solo per mia figlia, ma per tutte le ragazze e le donne di Treviso».

Il padre di Anna muove una proposta. Non è ammissibile che le ragazze vivano con la paura.

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«Mia figlia è stata molto coraggiosa perché ha raccontato a noi genitori quello che è successo e lo ha voluto anche condividere in modo da aiutare anche le altre ragazze. Ma c’è qualcosa di sbagliato nelle sue parole: non è giusto che abbia paura. Non dovrebbe capitare di vivere così. La libertà non può essere repressa per la paura», aveva affermato il genitore nel raccontare la vicenda di cui sua figlia è stata protagonista, «Ho detto alla mia bambina che ha fatto bene a raccontare tutto, ma vorrei che si sentisse al sicuro, che non abbia il timore di salire in treno. In stazione domenica nessuno è intervenuto, non c’era polizia. Se fosse partita probabilmente quei due l’avrebbero seguita e sarebbe potuto accadere il peggio. Questo episodio non può passare in sordina».

Il questore di Treviso ha definito la violenza subita da Anna «un fatto odiosissimo». Mercoledì il capo della polizia ha incontrato Anna e la sua famiglia con l’obiettivo di manifestare la propria vicinanza e sottolineare la sensibilità della questura nei confronti dei reati di genere.

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Poi il pensiero del padre di Anna si rivolge al molestatore di sua figlia: «Da quello che sappiamo è un giovane straniero, già noto alle forze dell’ordine e anche già arrestato e rilasciato. Mi dispiace che le misure prese non abbiano avuto un’azione correttiva. Lui è tornato a delinquere», constata il padre della giovane.

«Avevo paura che quell’uomo mi seguisse, perché ho cominciato a correre e non ho visto dove è andato, temevo che se mi avesse raggiunta mi avrebbe portato via», racconta con un filo di voce Anna. «Ricordo solo il volto di uno, l’altro è rimasto lontano».

Anna non ha mai dimenticato il volto dell’uomo che l’ha assalita domenica pomeriggio ed è per questo che lo ha riconosciuto immediatamente, senza indugio, tra i tanti ritratti che le sono stati sottoposti dalle forze dell’ordine.

Quel pomeriggio ha avuto anche paura di morire: «Ho avuto paura che mi picchiasse o che mi accoltellasse. Soprattutto, ho avuto paura di morire. Non lo avevo mai provato prima».

È stato grazie alla sua prontezza di riflessi che la giovane è riuscita prima a divincolarsi e poi a scappare sul piazzale all’esterno della stazione, da lì ha chiamato prima la sorella e poi è stata raggiunta da suo padre. Insieme sono andati negli uffici della Polfer dove hanno visto, come in un film, le immagini dell’aggressione appena subita dalla minorenne.

Anna il giorno dopo la violenza è rimasta a casa da scuola, ma poi è tornata alla vita normale. Con cautela e stando più attenta. È ancora troppo fresca la paura che qualcuno possa ancora una volta tenerle i polsi con la forza e aggredirla.

«In stazione c’erano solo due senzatetto che dormivano, nessuno è intervenuto ero da sola», ricorda Anna.

Sarà forse da questa frase che ha preso spunto il suo papà per avanzare la proposta di aggiungere risorse per la sicurezza delle ragazze: «Ho altri figli, sono anche loro degli studenti, anche loro vorrebbero vedere più controlli sulle zone che frequentano».




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