Carcere di Treviso, tutti i numeri di un’emergenza: sovraffollamento e carenze strutturali
Dal sovraffollamento (10-13 detenuti, su letti a castello sovrapposti in tre piazze e con un unico bagno) alla carenza di acqua calda nelle celle. Ma anche il calo delle commesse per dare lavoro ai detenuti, la mancanza di spazi per attività didattiche (2 aule per 64 detenuti studenti nella sezione circondariale); l’assenza di sportelli che aiutino i detenuti nelle loro pratiche con Inps, Comuni e Agenzia delle Entrate.
Sono le serissime carenze del carcere di Santa Bona, così come emergono nella relazione del garante dei detenuti, l’assistente sociale Lorenzo Gazzola, elaborato nei mesi scorsi e ieri illustrato al consiglio comunale, dopo il passaggio in commissione consiliare Sociale.
In quindici densissime e dettagliatissime cartelle Gazzola evidenzia i problemi della struttura carcerari, che sei mesi fa ospitava 233 detenuti (il limite è stabilito a 138, l’indice di sovraffollamento è al 171%), di cui 52 in attesa di giudizio e 181 con provvedimento definitivo di pena. Ma ci sono stati anche “picchi” record di 250 detenuti. Le celle sono 21 nella sezione circondariale (per 93 detenuti), 35 nella sezione di reclusione (130), 5 stanze nel nuovo reparto osservazione in infermeria, più 1 cella per detenuti in semilibertà.
L’organico
Oltre al direttore, lavorano a Santa Bona 3 educatori, 2 funzionari contabili (ne manca uno), un contabile, un funzionario di organizzazione e relazioni, un operatore (previsti 2), un assistente amministrativo (ne servirebbero 5). Non c’è l’operatore informatico, e c’è un solo tecnico anziché 2. L’organico della polizia penitenziaria è di 165, ma sono in servizio 134 unità. A questi si affiancano il personale della sanità Penitenziaria dell' Ulss 2 – due psicologhe a contratto – ed il cappellano.
Sportello carente
Insufficienti secondo il garante, il supporto ai detenuti per le pratiche burocratiche con gli enti. E garantito da una volontaria Caritas che collabora con un’operatrice di “Veneto Lavoro”. Gazzola suggerisce con forza il modello Urban del comune di Venezia, con una positiva sinergia fra enti pubblici.
Su 233 detenuti solo 55 (il 27%) ha un’occupazione giornaliera, gli altri sono o inoccupati (e qui c’è nasce un altro problema di dipendenza da farmaci che i detenuti che non lavorano chiedono perché dormono di giorno).
Il garante auspica l’impegno di Comune e Camera di Commercio, per sensibilizzare associazioni Industriali, artigianali e sindacali del territorio. Un’azienda ha appena ritirato le commesse alla coop Alternativa ambiente (occupavano 10 detenuti). Ultimo ma non in coda, il compenso al garante: chiudendo la relazione, Gazzola ha ricordato all’amministrazione di non aver percepito sinora né alcun compenso né alcun rimborso.