Cosa ci fa Liberato Cacace con Mbappe e Haaland? Nel manuale Cencelli della Fifa è il simbolo (italiano) della Nuova Zelanda
In un’altra vita avrebbe potuto indossare grembiule e cappello da chef. Il ristorante “La Bella Italia” di suo padre sarebbe dovuto essere il piano b. Ma alla comfort zone e ai fornelli, Liberato Cacace ha preferito il pallone e i parastinchi. “Dormiva con il pallone: in famiglia respiriamo calcio”, aveva svelato la sua famiglia in un’intervista. Arrivato in Italia nel 2022, la storia in Serie A – a suo modo – l’aveva già scritta: il suo trasferimento all’Empoli durante la sessione di calciomercato invernale, infatti, è stato l’ultimo ad essere depositato in Lega. 31 gennaio, ore 19.59: un minuto che ha fatto la differenza. Uno sliding door che due anni più tardi l’ha portato ad essere uno dei candidati per la nona edizione dei premi The Best FIFA Football Awards. Tra i vari Bellingham, Mbappe e Haaland c’è anche il nome del terzino neozelandese. Una chiamata per certi versi “esotica” – insomma, chi l’avrebbe mai pensato? – ma il criterio imposto dalla FIFA parla chiaro. E per Cacace, è tutta una questione di meritocrazia.
Il criterio Fifa – Ma quindi, perché c’è il nome di Cacace? Il motivo è semplice. La FIFA, che tiene conto di tutte le confederazioni sotto il proprio bacino, deve scegliere almeno un rappresentante per ognuna di essa: per l’Oceania è toccato proprio a Liberato Cacace, vincitore ed MVP con la sua Nuova Zelanda della Coppa delle Nazioni Oceaniche. Un riconoscimento così importante, per una nazione così esigua ma accogliente. La storia di Antonio, il padre di Liberato, ne è una prova.
Il Belpaese in Nuova Zelanda – Dalla caotica Massa Lubrense (in provincia di Napoli) al sabbioso lungomare Wellington: 12 ore di fuso orario, un volo interminabile e un sogno nel cassetto: aprire un ristorante italiano seguendo le orme del bisnonno insieme alla moglie – di origini proprio neozelandesi – Luisa. Tra le colline e le strade della capitale si è consumata l’aspirazione della famiglia Cacace: la cultura “kiwitalian” (fusione tra la cucina italiana e quella neozelandese) viene trapiantata e promossa a pieni voti. Nel frattempo il piccolo “Libby” (così veniva chiamato dai suoi amici) veniva chiamato dai Wellington Phoenix, l’unica squadra neozelandese che ancora oggi disputa la A-League, il campionato australiano. L’esordio e poi l’inizio del percorso: saranno 60 le presenze, con 4 gol e altrettanti assist e il premio di miglior U23 della stagione. “Mio padre e mia madre mi hanno insegnato il rispetto del lavoro e degli altri. Sono un tipo tranquillo, non parlo tanto”, aveva rivelato alla Gazzetta dello Sport. Dopo aver assaporato l’Europa solo per il cognome sul passaporto e per merito delle tante storie raccontate dalla famiglia, il primo vero approccio Cacace lo ha avuto nel 2020. Il Sint-Truiden – merito della proprietà giapponese e dunque attiva a livello di scouting nel continente asiatico e oceanico – gli aveva riservato un posto e lui non lo ha sprecato. Pochi mesi più tardi, con la maglia della nazionale alle Olimpiadi di Tokyo, il clamoroso gol al volo contro l’Honduras lo hanno reso “il nuovo volto” dell’Oceania. E mentre in nazionale è il capitano, anche l’Italia si è accorta di lui.
Empoli caput mundi – Torniamo alle ore 19.59 di quel 31 gennaio 2022. Era seguito anche dalla Juventus, ma direttore sportivo Pietro Accardi è riuscito a battere la concorrenza di “corto muso”, sul gong finale. Una trattativa fortemente voluta e conclusa in extremis per potersi assicurare il primo neozelandese nella storia del campionato italiano. In Toscana, la crescita è esponenziale: dalle 12 alle 31 presenze in poco più di un anno. Il rendimento positivo con la maglia della nazionale neozelandese e ora la nomina prestigiosa. In questa stagione, dopo sole 9 presenze sono già 2 gli assist confezionati. In una nazione – la Nuova Zelanda – dove lo sport nazionale è il rugby e gli All-Blacks sono il “modello perfetto”, Liberato ha preferito le porte con la rete alla palla ovale, e risultati gli stanno dando ragione. E per una notte, anche la piccola (“ma a misura d’uomo”) Empoli si farà spazio tra le superpotenze del calcio europeo e mondiale.
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