Siria, è caos: avanzano i jihadisti, evacuati gli italiani da Aleppo. Mosca e Teheran accusano Israele e Usa
La Siria ripiomba nel caos. Mentre in Libano la tregua vacilla e in Ucraina infuriano nuovi attacchi, l’avanzata fulminea dei jihadisti su Aleppo riapre il fronte congelato dal 2020 fra il regime di Assad e i ribelli fiancheggiati da Erdogan. L’Italia, in stretta collaborazione con le Nazioni Unite, è riuscita a evacuare un primo gruppo di connazionali dalla città martoriata. Il convoglio, partito verso Damasco, rappresenta un’ancora di salvezza per i cittadini italiani presenti nell’area, molti dei quali a sostegno dei servizi umanitari, molti impegnati in attività umanitarie, ma rimane un fragile presidio in uno scenario che si aggrava di ora in ora.
L’Italia evacua i connazionali: diplomazia e operazioni sul campo
«Seguo con attenzione gli sviluppi in Siria, con particolare riguardo alla situazione ad Aleppo», ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani su X, fornendo numeri per assistenza diretta ai cittadini italiani. L’ambasciatore Stefano Ravagnan, insediato a Damasco, ha coordinato le operazioni con l’Onu, garantendo il trasferimento in sicurezza di funzionari e civili italiani. Tuttavia, alcuni religiosi hanno deciso di restare, confidando nei rapporti stabiliti con le comunità locali, un gesto che richiama il senso profondo della missione e del sacrificio.
Attacco al consolato iraniano: Teheran condanna
Nel frattempo, il conflitto assume una dimensione sempre più internazionale. L’Iran ha denunciato l’attacco dei ribelli al proprio consolato ad Aleppo. La repubblica degli ayatollah, «condanna con forza l’attacco da parte di gruppi terroristici all’edificio che ospita il suo consolato», riporta l’iraniana Press Tv. In parallelo, il ministero degli Esteri iraniano definisce «inaccettabile» qualsiasi attacco a sedi consolari.
Türkistan İslam Partisi, Suriye’deki operasyon odasından görüntüler paylaştı.
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— Dikkat Medya (@dikkatmedya) November 30, 2024
Ad essere preso di mira nelle ultime ore anche l’aeroporto della città siriana, ora controllato da Hayat Tahrir al-Sham e dalle fazioni alleate, così come diverse città e località a nord di Hama mentre prosegue l’offensiva.
#SyrianRebels inside the terminal of the International Airport in #Aleppo.#SyrianConflict pic.twitter.com/rn5ueLHXKY
— Mahalaxmi Ramanathan (@MahalaxmiRaman) November 30, 2024
L’asse Teheran-Mosca e le accuse a Israele e Stati Uniti
L’escalation siriana ha riunito intorno al tavolo diplomatico Russia e Iran, alleati chiave del dittatore Bashar al-Assad. Durante un colloquio telefonico, il ministro iraniano Abbas Araghchi e il russo Sergei Lavrov hanno ribadito la necessità di un coordinamento rafforzato per «neutralizzare questo complotto pericoloso» orchestrato, secondo Teheran, da Israele e Stati Uniti per destabilizzare la regione.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dal canto suo, ha convocato una riunione con l’intelligence per valutare le implicazioni dell’attacco e monitorare possibili trasferimenti di armi iraniane verso Hezbollah, movimento sciita libanese da sempre al fianco del governo siriano.
«Sforzi più attivi per stabilizzare la situazione in Siria e una rivalutazione complessiva urgente della situazione nel quadro del formato di Astana», tornano a chiedere ora Iran e Russia proprio ora, facendo riferimento al processo di pace avviato nel 2016 insieme alla Turchia che con il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha espresso la «forte preoccupazione per gli sviluppi pericolosi nelle province di Aleppo e Idlib», da come si apprende in una nota ufficiale.
Aleppo, una città sospesa tra paura e devastazione
Ad Aleppo, la vita quotidiana è stata spazzata via. Le milizie ribelli, guidate da Hayat Tahrir al-Sham, hanno preso il controllo di gran parte della città dopo un attacco fulmineo che ha colto di sorpresa le forze governative. «Dopo tre giorni di combattimenti, l’esercito è andato via e ora la città è in mano alle milizie dell’opposizione. Siamo sospesi, nell’insicurezza più totale» ha raccontato l’arcivescovo maronita Joseph Tobji, testimone diretto del dramma che si sta consumando.
La popolazione vive nell’incertezza, con negozi e forni chiusi e nessuna possibilità di approvvigionarsi. Immagini geolocalizzate mostrano bandiere ribelli sventolare nella cittadella di Aleppo, simbolo di una città che torna al centro della guerra civile.
Images from Aleppo Citadel
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Il bilancio umano e le risposte militari
L’Osservatorio siriano per i diritti umani denunciava almeno 327 morti questa mattina, tra cui 16 civili, solo negli ultimi giorni. Raid aerei, attribuiti alla Russia, hanno però colpito aree urbane, aggravando il bilancio delle vittime.
Rus şavaş uçakları, Halep’in Furkan mahallesindeki HTŞ ve SMO çetelerine hava saldırısı düzenledi.#Aleppo #Halep pic.twitter.com/QjuC6noYPB
— RODA ✹ (@Kurdi_riza) November 30, 2024
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