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Una storia d’amore nell’Italia fascista della Guerra d’Etiopia

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Una storia d’amore, grande e complicato, nell’Italia fascista della guerra d’Etiopia e in una Trieste travolta da un’ondata incontenibile di adesione al fascismo.

Un nazionalismo anni luce lontano dalla città fino a pochi decenni prima tollerante e inclusiva che era la sua caratteristica più significativa, quella cui doveva la sua unicità culturale e la sua importanza economica: questo il contesto in cui si svolge l’avvincente romanzo di Daniela Galeazzi e Giuseppina Minchella, Le verità pericolose (Gaspari editore).

Verità pericolose che sono quelle che, ad esempio, mandano all’aria il futuro matrimonio tra Ruben e Teresa, i due protagonisti giovani rampolli della ricca borghesia triestina, quando il ragazzo, ebreo e fascista convinto, scopre che la sua promessa sposa, una ragazza libera e insofferente dei vincoli imposti dal ceto sociale di appartenenza, lo tradisce con un energumeno in camicia nera.

Verità che va a sconvolgere il mondo di quella borghesia solida e apparentemente lungimirante, i suoi riti, le sue malcelate ipocrisie, le sue mai sopite e inconcludenti nostalgie per l’antico ordine imperiale. Verità pericolose sono anche quelle che Ruben, partito volontario per la conquista dell’Etiopia in seguito alla delusione amorosa, si trova a fronteggiare in un contesto, quello del conflitto africano, che di eroico non ha nulla.

Verità che mandano in frantumi la solidità degli ideali che l’avevano spinto sin lì, e che invece gli si mostrano in tutta la loro inconsistenza morale. Vuoti enunciati retorici e propagandistici smascherati e demoliti dalla brutalità di una guerra feroce e disumana dove le azioni belliche tracimano in violenza pura e gratuita contro la povera popolazione civile.

Un popolo quello etiope di cui Ruben, grazie anche al delicato e coinvolgente rapporto con una giovane abissina, scopre invece la grande dignità e la ferma determinazione nel voler combattere un invasore crudele e senza scrupoli. E verità pericolose sono ancora quelle che inchiodano Ruben al suo essere ebreo, lui laico e non praticante, guardato con disprezzo ed emarginato dai commilitoni prima; e poi, una volta rientrato a Trieste, perseguitato da quel regime nel quale aveva profondamente creduto e che proprio a Trieste aveva annunciato le sue infamanti leggi razziali.

Verità che costringono il nostro a una completa messa in discussione di se stesso e della sua storia. Una revisione radicale di sé che però non inficia il sentimento profondo e assoluto che lo lega, nonostante tutto, all’inquieta Teresa, ultima àncora di salvezza in tanta disperazione esistenziale e in tanta esclusione sociale.

Il romanzo delle due autrici di Palmanova, cui si devono altri due romanzi storici L’abiura(2015) e Le vite di prima (2020), racconta sì di una controversa storia d’amore, quella tra Ruben e Teresa - sempre viva anche se a lungo sottotraccia nelle vicende esistenziali dei due protagonisti, ma al tempo stesso racconta di un’epoca e di un mondo, gli anni ’30 del secolo scorso in Italia e a Trieste, con una precisione impressionante, di cui fa rivivere gli snodi più significativi, e mette in luce le contraddizioni e le derive.

Una narrazione forte di accurate descrizioni di luoghi e paesaggi, di episodi bellici, di battaglie, di imboscate e spedizioni punitive, frutto di una documentazione puntualissima, tanto restituirne con estrema vivezza la verità storica, la più cruda.

Descrizioni che coinvolgono, va da sè, anche la psicologia dei numerosi personaggi, oltre ai due innamorati, i loro stati d’animo, i sentimenti che muovono le loro azioni, le loro reazioni alle tempestose vicende dei tempi.

Personaggi di fantasia che comunque vivono sulla pagina una credibilissima autenticità e umanità. Il tutto grazie anche a una scrittura sempre molto scorrevole, limpida e leggera che non esula mai dal percorso narrativo, magari in divagazioni compiaciute e autoreferenziali, come va di moda in tanta letteratura contemporanea. E questo è un altro merito non da poco di questo libro avvincente.




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