Prodi pur di blandire Giannini ne spara una delle sue: Usa? Adorano Meloni perché obbedisce
Prodi torna a calcare le scene, e pur di lasciare il segno ne spara una delle sue: di quelle d’0annata da conservare in cantina per le occasioni degne di nota. Del resto quale occasione migliore di blandire un indomito compagno di intemerata e bordate come Massimo Giannini do cui è chiamato a presentare l’ultima fatica editoriale intitolato emblematicamente Il dovere della speranza?
Prodi straparla alla presentazione del libro di Giannini
Un palcoscenico decisamente affollato quello della sinistra che, con Elly Schlein superata a sinistra da Landini, e Prodi che torna a cannoneggiare a destra, sembra continuamente attaccata ai fianchi su tutti i fronti da dove, tra occasioni editoriali e manifestazioni di piazza, più che sparare colpi, sembra continuare a incassare e perderli. Nonostante i suoi guru, i suoi salottieri in armi pronti a pontificare dalle colonne di giornali e giornaloni e a discettare nei talk show in voga nelle tv d’ispirazione radical chic, ce la mettano tutta… E allora, nel suo piccolo, anche il prof deve essersi chiesto: mi si nota di più se vengo e sto in un angolo o se sparo a zero sull’universo mondo? E decisamente deve aver optato per la seconda ipotesi…
Mi si nota di più se vengo e sto in un angolo o se sparo a zero sull’universo mondo?
Salvo poi retrocedere di qualche passo quando, pur volendo affondare il colpo, esimi nomi dall’ingombrante forza evocativa, si mettano di traverso pur di tornare a emergere in primo piano. E qui veniamo al caso dell’ex premier, il professore che persa sulla strada dell’addio la vocazione alla diplomazia e all’incisività comunicativa, torna sulla scena e ne spara a profusione. «Perché l’establishment americano adora Meloni? Perché obbedisce», dichiara tra le varie Romano Prodi che, alla presentazione del libro con Massimo Giannini, magari senza rendersene conto, finisce di far parlare più di sé che del volume che sta presentando. E tanto per non perdere l’abbrivio aggiunge anche: «Gli ex fascisti per far dimenticare che sono ex fascisti ne fanno di tutti i colori».
Sinistra in tilt: e Prodi ne spara altre delle sue…
Un Prodi che, pur di dimostrare di vedere rosso – un colore ultimamente rivendicato dalle retrovie del Pd ed evidentemente considerato sfumato nelle tonalità del campo largo nelle stanze della segreteria del Nazareno – alza i toni del confronto fino al paradosso. Arrivando perfino a mescolare realtà e piani. Tanto che, in un minestrone di dichiarazioni e recriminazioni, prima se la prende col nuovo presidente degli Stati Uniti e il patron di Tesla: «L’accoppiata Musk-Trump unisce il sogno politico con il grande sogno americano del futuro. Musk nelle elezioni americane è stato importante non per i soldi ma per come usa il futuro. O noi insieme», come Europa, «proponiamo degli obiettivi oppure non ce la faremo mai», profetizza il professore.
Da Musk e Trump alla bordata a Joe Biden
L’ex premier poi scarica un ex mito della sinistra italiana: «È una notizia che mi ha sconvolto e allora si spiegano le resistenze» di Joe Biden, «come mai la famiglia non abbia spinto al ritiro. Una roba da matti», commenta Prodi in un momento di resipiscenza riguardo alla grazia del presidente Usa al figlio. «Questa democrazia familiare è un problema serio per la nostra democrazia», commenta incredulo. Poi, passando di palo in frasca, esulta per le vittorie del centrosinistra ad Anzio e Nettuno: è «come la destra che vince a Sassuolo. È il segno che in questo Paese può succedere di tutto»…
Prodi se la prende pure con Berlusconi…
Infine, in un momento di ritorno all’hic et nunc, riatterrato in Italia da Washington e dintorni, sentenzia su Roma e sul governo in carica. E in nome di un indecifrabile melting pot della politica, afferma: «È arrivato il momento in cui tutte le promesse, e anche gli attacchi che faceva la destra, arrivano al pagamento. Le cose vanno peggio ma ancora c’è una copertura, anche internazionale».
E dal Nazareno a Malpensa…
Potrebbe bastare, ma sembra che l’ex premier ci abbia preso gusto. E impossessatosi del microfono e carpita l’attenzione a suon di paradossi e iperboli, finisce per prendersela anche con l’antico rivale passato a miglior vita: Silvio Berlusconi. Sul quale torna a bomba per dissentire sulla decisione di intitolare l’aeroporto di Malpensa a nome del Cav. «Una decisione illogica», tuona Prodi. Che poi, non ancora pago, dimostrando che, ancora una volta, la lingua batte dove il dente duole – come recita un vecchio adagio – sul punto aggiunge anche goffamente ironico: «Non è logico. Ci sono Leonardo Da Vinci, Galileo Galilei, Guglielmo Marconi e Silvio Berlusconi. A me dedicheranno una rotonda, così non si scoccia nessuno»…
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