Udine ricorda Tina Modotti: in distribuzione cinque libretti
È dal 2019 che a Udine, il 3 dicembre, anniversario della mostra personale di Città del Messico, si ricorda Tina Modotti nella Galleria Proposte d'arte di Rosa Soravito in Via Pracchiuso 33, diventata da allora il punto di riferimento stabile per quanti vogliono conoscere la grande fotografa.
Quest'anno a partire dalle 17, i visitatori potranno ottenere gratis uno o più libretti stampati negli ultimi dodici mesi, qui di seguito brevemente elencati in ordine di pubblicazione.
Sul finire del 2023 era stato pubblicato il volumetto “Le ultime fotografie di Tina Modotti in Messico”, di Aurelio de los Reyes, studioso di fama internazionale nel campo della fotografia e del cinema, stampato dal Consiglio regionale. ùNel marzo 2024 il Modotti Point decise di pubblicare a sue spese due saggi dello scrivente – “L'infanzia di Tina Modotti” e “Stilemi nativi nella fotografia di Tina Modotti” – apparsi su pubblicazioni ormai quasi introvabili. In maggio ha visto la luce “Un grande poeta. Tina Modotti”, ristampa di un articolo di Elio Bartolini, apparso su “Il Piccolo” di Trieste il 5 marzo 1980, che suscitò a sinistra una furiosa polemica, puntualmente ricostruita con la ristampa di articoli apparsi sulla stampa regionale.
Il grande scrittore di Codroipo, convinto che Tina fosse “un grande poeta”, aveva affermato a chiare lettere che il ritratto di Tina, disegnato da sinistra, era poco convincente sia sul piano esistenziale che su quello politico. In risposta, il 25 marzo su “l'Unità”, un irridente articolo di Fabio Inwinkl: “Tina Modotti? Ora vi dico io come sono andate le cose ...”.
A seguire, su “Corriere del Friuli”: “Acceso dibattito su Tina Modotti”, ovvero incontro/scontro Vidali-Bartolini alla presenza di un folto pubblico accorso nella Libreria Rinascita di Via Gemona. Il quadro, già ben delineato, è completato da due lettere al “Corriere del Friuli” di Alberto Burgos, direttore della Libreria, e di Elio Bartolini in risposta a Burgos. Il libretto è straordinariamente efficace nella rievocazione del clima di accese passioni che allora avvolgevano la mitica figura di Tina Modotti.
A seguire, l'illuminante testo di Amy Conger, “Tina was not Venus”, in originale e in traduzione: in una dozzina di pagine la grande intellettuale americana, storica dell'arte e della fotografia, dimostra che Tina aveva subito l'inflenza di illustri fotografi suoi contemporanei, a partire da Weston, il suo maestro, e anche delle avanguardie in pittura, in particolare di Marcel Duchamp.
Quindi non era Venere, nata improvvisamente da un'onda del mare: era un essere umano che subì influenze e influenzò altri esseri umani, a partire da Weston, il suo maestro. In giugno è stato stampato “Lo Studio Modotti nella Belle Époque”, nel quale lo scrivente dimostra che lo zio fotografo, ritrattista di Tina bambina e adolescente, aveva contribuito all'autoimmagine della nipote, rivelando anche le sue attitudini alla recitazione, in teatro e nel cinema.
Vale la pena ricordare che non era un'operazione da provinciali, come qualcuno scrisse tanti anni fa, fare ricerche sul ruolo che Pietro aveva avuto nella vita della nipote, se oggi molti, a partire dalle grandi studiose americane, lo considerano importante.
In settembre, infine, è apparso il quadernetto di dodici pagine intitolato “Tina Modotti. Il coro dei silenzi”, che intende rispondere al quesito: perché non si parlò in Europa, ma anche negli States, di Tina Modotti fino ai primi anni Settanta, quando Vidali ne rivelò l'esistenza a Udine? La parola “coro” sta a significare che ci fu più di un silenzio, variamente motivato: il comunista, l'americano, l'italiano, l'europeo!