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Consumo del suolo,  Veneto da record: «891 ettari nel 2023»

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Consumiamo troppo suolo. E così facendo rendiamo sempre più difficile per il terreno assorbire le piogge, con tutto ciò che questo comporta, tra frane e inondazioni. Conseguenze che paghiamo care, in media 400 milioni all’anno.

È il quadro emerso dall’ultimo rapporto dell’Ispra - “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” - presentato il 3 dicembre a Roma. Un documento che vede anche quest’anno il Veneto al secondo posto tra le Regioni che consumano più suolo, secondo solo alla Lombardia e ben al di sopra della media nazionale. Questo almeno per quanto riguarda la percentuale di suolo consumata rispetto alla superficie totale del territorio; ma se andiamo a guardare gli incrementi maggiori, è la nostra Regione ad avere il primato, con 891 ettari in più nell’ultimo anno.

Nell’ultimo anno in Italia sono stati consumati circa 20 ettari al giorno di suolo.

In totale 72,5 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali. Abbiamo perso suolo al ritmo di 2,3 metri quadrati ogni secondo.

Sono numeri importanti, al di sopra della media registrata nell’ultimo decennio, anche se in rallentamento rispetto all’ultimo anno.

Allo stesso tempo, il ripristino delle aree naturali rimane insufficiente: poco più di 8 chilometri quadrati. Dalla fotografia dell’Ispra emerge che in Italia 21.578 chilometri quadrati siano occupati da cemento, asfalto e altre coperture artificiali: si tratta del 7,16 per cento di tutto il territorio nazionale, una cifra in continua crescita.

Questo aumento non è direttamente proporzionale alle tendenze demografiche.

Anzi, avviene nonostante la popolazione residente sia stabile o - in molti casi - in calo.

Il riconoscimento del valore del suolo è un pezzo fondamentale del puzzle sulla tutela dell’ambiente, anche «alla luce delle particolari condizioni di fragilità ambientali e di criticità climatiche del nostro Paese, che anche negli ultimi mesi si sono purtroppo manifestate con forza».

Il report dell’Ispra, in questo senso, sottolinea le relazioni «tra la trasformazione del territorio e la perdita della sua capacità di regolazione dei cicli naturali, come quello idrogeologico». Ed evidenzia come «sarebbe importante» avere una legge nazionale che punti all’azzeramento del consumo di suolo, tra il ripristino degli ecosistemi degradati e il recupero del territorio.

Le differenze regionali

Guardando alla mappa del Paese, il Veneto risulta essere tra le Regioni che consumano più suolo. Il valore percentuale più alto in assoluto si registra in Lombardia (12,19 per cento), a cui segue immediatamente la nostra Regione con un valore pari all’11,86 per cento di suolo consumato. Al terzo posto la Campania (10,57 per cento).

Anche Emilia Romagna, Puglia, Lazio, Friuli Venezia Giulia e Liguria sono al di sopra della media nazionale, con valori compresi tra il 7 e il 9 per cento.

La regione con la percentuale più bassa, al 2,16 per cento, è invece la Valle d’Aosta. In termini assoluti è sempre la Lombardia a detenere il primato, con oltre 290 mila ettari di territorio coperto artificialmente; ma per quanto riguarda il maggior incremento questo si è verificato in Veneto. Parliamo di 891 ettari solo nell’ultimo anno.

I comuni che consumano più suolo

Per quanto riguarda i comuni, quelli di Uta (in provincia di Cagliari), Ravenna e Roma sono in cima alle classifiche per suolo consumato. Nei primi dieci spuntano anche due veneti: Verona e San Bonifacio, sempre nel Veronese. Per quanto riguarda i capoluoghi, invece, spicca Venezia con 23 ettari di suolo in più consumato.

«Il consumo di suolo continua a crescere significativamente, a un ritmo non sostenibile che dipende anche dall’assenza di interventi normativi efficaci», sottolinea Stefano Laporta presidente di Ispra.

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Per poi aggiungere: «Arrestare il consumo di suolo permetterebbe di fornire un contributo fondamentale per affrontare le grandi sfide poste dai cambiamenti climatici, dal dissesto idrogeologico, dall’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, dal diffuso degrado del territorio, del paesaggio e dell’ecosistema».

Il Veneto nel 2017 ha adottato una legge che mira a ridurre progressivamente il consumo del suolo non ancora urbanizzato, in linea con l’obiettivo europeo di azzerarlo completamente entro il 2050.

E punta a farlo investendo nella riqualificazione edilizia, recuperando il patrimonio esistente invece di costruirne di nuovo. Sul perché, allora, la Regione sia sempre in testa alle classifiche nazionali, si era espresso in passato il presidente Luca Zaia, spiegando che su questi dati pesassero molto i cantieri della Pedemontana Veneta, opera conclusa solo questa primavera. La consigliera di opposizione, Elena Ostanel, però sottolinea: «Nel 2023 il Veneto ha consumato 891 ettari in più, circa 1.300 campi da calcio. L’11.86 per cento del suolo è consumato: un dato allarmante, se pensiamo agli effetti sempre più dannosi della crisi climatica, rispetto alla quale chi governa questa regione sembra agire proprio nel senso contrario. A breve arriverà in aula 'Veneto Territorio Sostenibile', il nuovo testo unico sulla pianificazione del territorio proposto dalla giunta, ma che di sostenibile non ha niente». —




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