Elkann fa retromarcia in Italia, poi investe in Spagna
Mentre in Italia il tavolo sulla crisi dell’indotto Stellantis rimanda le decisioni al 2025, in Spagna Elkann annuncia, assieme a Sánchez e ai cinesi, una gigafactory da 2,5 miliardi e 3.000 posti di lavoro. Quando si dice il tempismo. Nel giorno in cui si è tenuto il tavolo al Mimit sui licenziamenti degli oltre 300 lavoratori di Trasnova, Logitech, Teknoservice e Csa, a una settimana esatta dall’incontro sempre al ministero tra azienda, sindacati, Anfia e regioni, Stellantis ha annunciato la nascita di una gigafactory in Spagna in tandem con i cinesi di Catl al fianco della sinistra di Pedro Sanchez.
È successo tutto ieri. La notizia è arrivata nelle prime ore della mattinata con un comunicato del gruppo presieduto da John Elkann: Stellantis ha raggiunto un accordo con il gruppo cinese Catl, il più grande produttore al mondo di batterie, per investire fino a 4,1 miliardi di euro in una joint venture con l’obiettivo di costruire un impianto europeo di batterie al litio ferro fosfato su larga scala a Saragozza, in Spagna. L’inizio della produzione è previsto entro la fine del 2026. «Il progetto», spiega l’azienda, «dimostra il forte impegno di Stellantis per l’elettrificazione in Europa e integra quello della gigafactory di Acc, che Stellantis ha co-fondato e sostiene fin dal suo inizio nel 2020». Questo accordo, assicurano dall’azienda, non modifica dunque la strategia di Stellantis su Acc, la joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies, nata per realizzare la gigafactory di Termoli. Le batterie prodotte a Saragozza saranno per auto di piccola dimensione, quelle previste a Termoli con Acc sono invece per vetture grandi. L’impianto spagnolo - si legge nel comunicato - potrebbe raggiungere una capacità di 50 GWh, a seconda dell’evoluzione del mercato elettrico in Europa e del sostegno delle autorità in Spagna e dell’Unione Europea. Tradotto: investimenti complessivi per circa 2,5 miliardi e oltre 3.000 posti di lavoro. La joint venture al 50% tra Catl e Stellantis potenzierà l’offerta di batterie al litio ferro fosfato di Stellantis. «Desidero ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo annuncio, comprese le autorità spagnole per il loro continuo sostegno», ha sottolineato Elkann che al momento ha ben altri rapporti con le autorità italiane.
Anche Sanchez ringrazia, considerato che l’accordo porterà nel suo Paese migliaia di posti di lavoro in più. In un messaggio postato su X, il premier spagnolo ringrazia i presidenti di Stellantis e Catl, John Elkann e Robin Zeng, «per il loro impegno in Spagna e per aver deciso di puntare in maniera decisa sul nostro paese per promuovere un futuro di decarbonizzazione». Nel messaggio si celebra, poi, «la collaborazione pubblico-privata che è evidente in accordi come quelli chiusi oggi». Sanchez aveva anticipato lunedì novità imminenti sull’accordo negoziato durante un anno con Stellantis dal governo iberico, che ha concesso al gruppo 357,8 milioni di euro in sovvenzioni provenienti dai progetti strategici per la ripresa relativi alle auto elettriche e la decarbonizzazione. Intanto il gruppo Volkswagen sta costruendo a Sagunto (Valencia), la compagnia cinese Envision prevede di aprire a Navalmoral de la Mata (Caceres), e il gruppo InoBat a Valladolid, in Castiglia y Leon.
Brinda la Spagna e può festeggiare pure la Francia. «Acc confermerà i piani per le gigafactory nel corso del primo semestre 2025», si legge in una nota. Dove però si aggiunge che in questa fase Acc «è concentrata sull’ulteriore miglioramento delle operazioni di produzione e sull’ottimizzazione dei costi presso la sua gigafactory di Billy-Berclau/Douvrin». Insomma, la priorità è oltralpe. Quanto all’Italia, l’ipotesi di vedere nascere la gigafactory è praticamente nulla. Un miraggio nel deserto, viste le premesse spagnole e francesi.
Sullo sfondo, infine, brindano i cinesi di Catl, che conquistano un nuovo cliente e diventano partner in Spagna del gruppo guidato da Elkann. Il quale, il 9 novembre, proprio mentre in America saliva la tensione con i sindacati, era volato in Cina e insieme al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva inaugurato la Cattedra Agnelli di cultura italiana, istituita presso l’università di Pechino. Ieri, ecco l’annuncio della nuova alleanza con i cinesi proprio mentre nelle concessionarie europee di Stellantis arrivano le prime Leapmotor al prezzo di lancio di 18.900 euro. Se parlassimo di geopolitica o semplicemente di politica apparirebbe chiaro e netto l’asse che si è formato tra i socialisti europei, il mondo di Pechino e le garanzie dell’ex Democrazia cristiana con vista Colle.
In Italia, dunque, cosa succederà? In vista dell’incontro con il governo italiano previsto per il 17 dicembre, Stellantis sta cercando di ricucire le relazioni politiche e industriali e lunedì ha fatto una serie di promesse importanti. Ha detto che presenterà al ministro Adolfo Urso un piano industriale dettagliato per l’Italia e che nessun stabilimento verrà chiuso. Il più grosso, Mirafiori, secondo i vertici del gruppo, avrà più lavoro e produrrà le 500 ibride dal prossimo anno. Nel frattempo, però, molti operai italiani sono ancora in cassa integrazione e l’indotto fa i conti con il calo delle commesse dal Lingotto.
Ieri, però, è arrivata una buona notizia. Durante l’incontro che si è svolto al ministero delle Imprese è stato raggiunto un accordo tra Stellantis e Trasnova: «Ritiro delle procedure di licenziamento collettivo per 249 lavoratori e rinnovo del contratto di fornitura per altri 12 mesi». Non si tratta, dunque, di una soluzione definitiva anche perché la società con sede a Cassino opera in regime di «monocommittenza» con Stellantis. Nei giorni scorsi erano stati annunciati licenziamenti collettivi per 97 lavoratori. Alla decisione di Trasnova sono poi seguite le lettere di licenziamento da parte delle società subappaltanti per un totale di 249 lavoratori.
Durante l’incontro di ieri, Stellantis ha sottolineato «l’intenzione di portare avanti un percorso di dialogo con le parti coinvolte al tavolo rendendosi disponibile a proseguire per un altro anno il contratto di fornitura con Trasnova». Dal canto suo, quest’ultima, si impegna al ritiro immediato delle procedure di licenziamento che interessano anche i subappaltatori e a ricercare nei prossimi mesi altri possibili business di sviluppo. Insomma, tutto rimandato al prossimo anno.