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Cent'anni di solitudine: dal romanzo di García Márquez alla serie tv

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«Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito».

L’incipit di Cent’anni di solitudine è considerato tra i più belli e memorabili della letteratura del Novecento. D’altronde, il 1967 fu l’anno della svolta per la letteratura mondiale: con questo romanzo, Gabriel García Márquez non solo catturò l’essenza dell’America Latina, ma ridefinì il modo in cui raccontiamo le storie.

Ora, a più di mezzo secolo dalla sua pubblicazione, il capolavoro che ha conquistato il mondo diventa una serie tv. L’adattamento, atteso da anni, sarà disponibile da oggi, mercoledì 11 dicembre 2024, su Netflix, ma sarà visibile anche su Sky Glass, Sky Q e tramite la app su Now Smart Stick.

Annunciata per la prima volta nel 2019, la serie è stata adattata da un team di sceneggiatori che comprende anche i figli dello scrittore, Rodrigo e Gonzalo García Barcha, a garanzia di un adattamento fedele e rispettoso della complessità del testo originale.

Una produzione epica, insomma, come la storia che racconta – già rinnovata per una seconda e ultima stagione – e tra le più impegnative e ambiziose mai realizzate in America Latina.

La stagione, composta da 16 episodi, è stata realizzata sotto la direzione di Alex García López e Laura Mora, i quali hanno unito le loro competenze per rappresentare al meglio l’universo creato da García Márquez.

Girata interamente in Colombia – la terra natale di Márquez - per restituire la magia e il fascino del villaggio immaginario di Macondo, il cast, anch’esso volutamente composto in gran parte da attori colombiani, include Fernando Londoño nei panni di José Arcadio Buendía, Juliana Restrepo come Úrsula Iguarán e Luis Mesa che interpreta il Colonnello Aureliano Buendía.

La trama ufficiale della serie descrive Macondo come un luogo senza tempo, dove sette generazioni della famiglia Buendía affrontano i temi dell’amore, della memoria e dell’inesorabile peso del passato. In particolare, la sinossi ufficiale dello show di Netflix rivela che la narrazione prende il via con José Arcadio Buendía e Úrsula Iguarán, due cugini che, sfidando le aspettative familiari, si mettono in viaggio per costruirsi una nuova vita.

Nasce così Macondo, un villaggio utopico immerso nella magia e nel mistero sulle sponde di un fiume costellato di pietre antichissime. Tuttavia, la discendenza dei Buendía sarà perseguitata da vicende straordinarie, intrighi e tragedie che li costringeranno a confrontarsi con un destino da cui non possono fuggire.

Capolavoro della letteratura ispano-americana, Cent'anni di solitudine è stato capace di valicare i confini della Colombia e raggiungere il successo mondiale vendendo oltre cinquanta milioni di copie tradotte in più di 40 lingue. Vien da sé che misurarsi con una trasposizione del genere non è un'impresa facile, ma la serie Netflix è riuscita a catturare lo spirito del romanzo, il realismo magico, la prosa di Márquez e le metafore e allegorie che la contraddistinguono.

Il romanzo

(Mondadori)

Pubblicato per la prima volta in Italia nel 1968, Cent’anni di solitudine è un viaggio nel tempo e nello spazio, una riflessione sull'amore, sul potere e sulla memoria tramandata di generazione in generazione.

Il romanzo è il perfetto esempio di realismo magico, di cui il suo autore è uno dei padri fondatori insieme a Mario Vargas Llosa, Julio Cortázar e Carlos Fuentes.

Con oltre cinquanta milioni di copie vendute e traduzioni in più di quaranta lingue, il libro ha consacrato García Márquez come uno degli autori più influenti del XX secolo, tanto da portarlo a vincere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1982.

Toni da favola, linguaggio portentoso e un’inarrestabile fantasia, hanno portato l’autore a rifondare la realtà attraverso Macondo, creando un vero e proprio paradigma universale dell’esistenza umana.

Da José Arcadio ad Aureliano Babilonia, dalla scoperta del ghiaccio alle pergamene dello zingaro Melquíades finalmente decifrate: cent’anni della grande famiglia Buendía, i cui componenti vengono al mondo, si accoppiano e muoiono per inseguire un destino inesorabile.

Nell’universo di Macondo, fatto di solitudini incrociate, impenetrabili ed eterne, ogni eroe è predestinato alla sconfitta, cui fanno da contraltare la solidità e la saggezza dei personaggi femminili.

Cent’anni di solitudine resta un capolavoro insuperato e insuperabile, un racconto tra i più amati di ogni tempo, un “romanzo ideale” - per usare le parole dello stesso autore - “capace di rivoltare la realtà per mostrarne il rovescio”.

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