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Omicidio Tulissi, perché è stata annullata la sentenza per Calligaris: «Accusa smontata, una persecuzione»

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Ruota attorno al principio del ragionevole dubbio la scelta della Corte di Cassazione di annullare la condanna della Corte d’assise d’appello di Venezia che confermava il giudizio di responsabilità penale in primo grado a 16 anni nei confronti di Paolo Calligaris per l’omicidio dell’allora compagna, Tatiana Tulissi. Nei giorni scorsi è stata resa nota la motivazione della sentenza pronunciata dalla Suprema Corte lo scorso 13 settembre, con la quale ha rinviato il caso davanti a una nuova sezione della Corte d’assise d’appello, a Venezia, per un altro giudizio. Motivazione che ha spinto l’avvocato Rino Battocletti (che con i colleghi Alessandro Gamberini e Cristina Salon difende Calligaris) a definire la sentenza «prodromica della fine della persecuzione giudiziaria nei confronti del nostro assistito».


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Il ragionevole dubbio

«La sentenza della Corte d’Assise di Venezia è stata integralmente stravolta». Questo l’incipit del commento dell’avvocato Battocletti, che ha aggiunto: «Il rimprovero principale al giudice del primo rinvio è stato quello di non aver esaminato integralmente la piattaforma probatoria secondo la regola del ragionevole dubbio». Un principio che stabilisce la necessità di un alto grado di probabilità di colpevolezza dell'imputato, non ritenendo sufficiente un minimo dubbio per giungere al pronunciamento di una sentenza di condanna.

I contenuti delle motivazioni

Nella motivazione sono presenti delle critiche puntuali all’interpretazione della teste rispetto al rumore degli spari, dove si afferma che la valutazione di compatibilità degli stessi con l’omicidio è stata compiuta in modo frettoloso e apodittico. Anche rispetto alla macchia di sangue trovata sullo pneumatico della vettura di Calligaris, la Suprema Corte ha rilevato come la sentenza della prima sezione della Corte d’assise di Venezia non ha spiegato a quale delle due opzioni intendesse aderire, se a quella dell’azione meccanica di rotolamento su gocce già esistenti o a quella del contatto con le mani della vittima.

«La regola del ragionevole dubbio – ha osservato Battocletti – non è stata osservata in relazione a nessun protocollo di prova e nemmeno con riferimento all’ipotesi alternativa, in particolare a quella del rapinatore rispetto alla quale l’archiviazione nulla c’entra con la plausibilità della commissione dell’omicidio da parte di quest’ultimo».

Il commento

«A nostro avviso la sentenza così motivata è positivissima – ha proseguito il legale –. La sentenza di condanna non esiste più in nessuna sua parte. Confidiamo che questa sia la fine di questa persecuzione giudiziaria. I primi mesi del prossimo anno saremo chiamati davanti alla nuova sezione della Corte d’assise di Venezia confidando nella conclusione di questa vicenda giudiziaria», ha chiuso l’avvocato Battocletti.

Dopo 16 anni l’omicida senza volto

A quasi sedici anni dall’omicidio, avvenuto l’11 novembre 2008, quando Tulissi venne freddata con tre colpi d’arma da fuoco sull’uscio della villa in cui abitava insieme a Calligaris, a Manzano, la verità processuale sull’identità dell’omicida fatica e emergere. L’imprenditore manzanese, oggi 54enne, era stato condannato dal giudice per l’udienza preliminare di Udine nel 2019, undici anni dopo il delitto. Due anni dopo, nel 2021, Calligaris fu assolto dalla Corte d’assise d’appello di Trieste, ma nel 2022 la Cassazione annullò la sentenza e il caso finì nella città lagunare.

Nuova tappa della vicenda nel dicembre 2023, con la Corte d’assise d’appello di Venezia che accolse le richieste della pubblica accusa - il titolare del fascicolo è il sostituto procuratore Marco Panzeri - confermando la condanna inflitta in primo grado all’imprenditore per l’omicidio della compagna. La difesa di Calligaris, dopo la lettura della sentenza, annunciò subito il ricorso per Cassazione e così è stato. Lo scorso settembre la Corte presieduta da Rossella Catena ha annullato l’ultima decisione rinviando il caso davanti all’appello ter. Le parti si ritroveranno davanti a una nuova Corte a inizio 2025.




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