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Vuole risarcire la vittima di violenza sessuale ma non riesce a sbloccare la Postepay

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Se mai possa esistere un risarcimento per quello che l’ha costretta a subire, solo la vittima può dirlo. Lui, però, vuole almeno tentare. A mettersi di traverso rispetto alle buone intenzioni di Jair Stiven Colorado Sinisterra, 30 anni compiuti in carcere dove è stato portato con l’accusa di violenza sessuale, rapina e lesioni nei confronti di una ragazza di 18 anni, aggredita la notte tra l’8 e il 9 giugno mentre stava percorrendo il ponte di Adamo ed Eva, sono le Poste.

Almeno secondo quanto ricostruiscono i suoi legali, gli avvocati Alessandro Magaraci e Laura Diana, che da settimane stanno cercando di sbloccare i soldi contenuti nella carta Postepay Evolution intestata all’uomo.

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Non sono bastate due lettere – una per chiedere l’autorizzazione a una procura speciale notarile e una per ottenere un appuntamento per presenziare di persona alle operazioni previa autorizzazione del tribunale – per avere risposta. Il tempo, però, stringe. «Il mio assistito – spiega l’avvocato Magaraci – ha manifestato dispiacere e si è scusato. Prima lavorava ma ora non più: ha iniziato a risarcire grazie ai familiari, ma ora vorrebbe accedere ai soldi contenuti nella carta per poterli devolvere a favore della persona offesa».

Una modalità di compenso, quella del risarcimento, che spesso viene attuata anche prima del giudizio in caso di contenziosi di varia natura per poter arrivare in udienza con la speranza di veder diminuire la pena. La riparazione o il risarcimento del danno, infatti, costituiscono un’attenuante per il sistema giuridico italiano.

Escluso il patteggiamento, la difesa ha scelto di chiedere il rito abbreviato, che prevede uno sconto di un terzo della pena a fronte della rinuncia alla fase dibattimentale, ad esempio, all’escussione di testimoni. Il pubblico ministero Federica Urban ha, dal canto suo, messo in atto tutti gli strumenti di indagine idonei a chiudere il cerchio intorno a Sinisterra, compreso l’esame del dna. Dall’altra parte gli avvocati stanno cercando di mettere in atto quella che, come sottolineano nelle loro lettere, è stata una volontà di Sinisterra fin da subito.

Ma la strada non è così semplice. A fine novembre una prima pec aveva spiegato la situazione, chiedendo di autorizzare l’accusato a conferire una procura speciale notarile a un familiare in modo da poterlo delegare a compiere le operazioni necessarie. Una successiva lettera, agli inizi di dicembre, evidenziando che non era pervenuta «nessuna comunicazione», aveva proposto un’altra soluzione: chiedere di indicare un giorno e un’ora precisi per presenziare alle operazioni, in modo da chiedere la relativa autorizzazione al tribunale. Le Poste, interrogate a tal proposito, stanno a loro volta acquisendo ulteriori informazioni sulla vicenda.




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