Pioggia di donazioni per Mangione, sospetto killer dell’ a.d. di UnitedHealth. E c’è anche il merchandising “Ceo Hunter”
Il giovane statunitense Luigi Mangione è stato ormai ufficialmente accusato dell’omicidio di Brian Thompson, amministratore delegato del colosso delle assicurazioni mediche UnitedHealthcare. Ma le manifestazioni di sostegno al suo gesto non si placano. Non sono solo i commenti sui social che giustificano, quando non celebrano, l’assassinio, ora ci sono anche le donazioni a favore di Mangione che hanno cominciato ad affluire su conti dedicati. Più di di mille versamenti per finanziare la sua difesa legale in giudizio sono state raccolte in poche ore, accompagnate, di nuovo, da parole di incoraggiamento e ringraziamento.
Mercoledì la polizia di New York ha invitato i manager delle altre assicurazioni a stare attenti poiché, dopo l’uccisione di Thomspon, in rete è circolata una lista di altri potenziali bersagli. Sui muri della città sono comparsi manifesti “Wanted” con i volti degli amministratori delegati. E sui muri della città si leggono molte scritte a sostegno del giovane. Siti web vendono articoli di Mangione, tra cui cappelli con la scritta “CEO Hunter” stampata su un bersaglio e T-shirt con scritte come “Free Luigi”.
L’omicidio del manager ha portato alla luce un gigantesco malcontento degli statunitensi per il sistema sanitario in cui le assicurazioni private hanno un ruolo centrale. Nel complesso le performance del sistema sanitario a stelle e strisce sono disastrose. Stando ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, la mortalità neonatale è del 3,2 per mille, il doppio rispetto all’Italia o alla Russia. Quella infantile è al 5,7 per mille, contro il 4,4 della Russia. L’aspettativa di vita, in calo, è di 78,5 anni, quasi 5 anni in meno rispetto all’Italia.
Eppure gli Usa spendono in sanità una cifra spropositata, il 17% del loro Prodotto interno lordo, quasi il triplo rispetto all’Italia. Secondo un sondaggio Gallup, il 25% degli americani ha persone in famiglia che hanno dovuto ritardare le cure per malattie gravi perché non potevano permettersele. Il 79% degli infermieri ritiene di operare in strutture con organici inadeguati. UnitedHealthcare, ha riportato il Boston Globe, era arrivata a negarne il 32% delle richieste di cura e rimborsi, il doppio della media.
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