Referendum sull’autonomia differenziata: Forza Italia prevede un’emorragia al sud e potrebbe tirarsi indietro
Dopo il via libera della Cassazione al quesito referendario sull’abrogazione totale dell’autonomia differenziata, si attende il pronunciamento della Corte Costituzionale previsto per gennaio. Tuttavia, tra le forze politiche prevale l’idea che il verdetto difficilmente verrà ribaltato. Per questo motivo, i partiti iniziano già a prepararsi per la consultazione popolare, che potrebbe tenersi ad aprile.
La sentenza odierna è interpretata come un segnale di vittoria in entrambe le coalizioni. Per il centrodestra, dopo le riserve della Consulta emerse a novembre, la Cassazione ha dato il “timbro di legittimità” al testo Calderoli. C’è però la convinzione che il quorum non verrà raggiunto. In Forza Italia si punta a inserire al più presto i correttivi richiesti al Parlamento dalla Corte Costituzionale, che ha accolto parzialmente i ricorsi di quattro regioni guidate dal centrosinistra (Campania, Puglia, Sardegna e Toscana), stabilendo che materie come energia, istruzione e trasporti non possono essere trasferite.
Un allarme arriva anche dal Sud, dove, secondo il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, persino gli elettori moderati potrebbero recarsi alle urne per bocciare la legge. «Penso che il percorso parlamentare ci aiuterà a correggere tutti gli errori eventualmente commessi nella prima stesura», ha dichiarato il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo. Per Forza Italia, un ritocco al ddl Calderoli servirebbe non solo a guadagnare tempo, ma anche a migliorarne l’impianto.
Anche in Fratelli d’Italia si pensa di accogliere le indicazioni della Consulta. «Il referendum si deve fare», afferma il presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, Alberto Balboni, mentre il presidente del Senato, Ignazio La Russa, sostiene che la democrazia diretta sia «la cosa migliore». La questione dell’autonomia differenziata rischia di rallentare ulteriormente i tempi del premierato, ma La Russa non si mostra preoccupato, definendo tale lentezza come «un bene».
Il governo, intanto, valuta come procedere. Il ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, ha ipotizzato di inserire un testo di coordinamento delle indicazioni della Consulta attraverso un emendamento in legge di bilancio, ma l’idea non si è concretizzata. Calderoli, comunque, considera positivo il via libera della Cassazione e intende portare avanti il confronto sulle materie non LEP con i presidenti di Regione interessati. «L’autonomia differenziata non divide ma unisce», ha dichiarato durante la kermesse di Fratelli d’Italia, Atreju.
Anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, ribadisce l’intenzione di andare avanti: «I referendum bisogna vincerli». Sulla stessa linea il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, che osserva come la legge Calderoli non sia stata «demolita» dalla Corte Costituzionale. Tra i leghisti, prevale la convinzione che la consultazione possa aumentare i consensi al Nord.
Sul fronte dell’opposizione, si alzano voci contrarie. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha dichiarato che «il governo dovrebbe fermare i negoziati sulle intese». Giuseppe Conte, presidente del M5S, aggiunge: «Chi vuole la secessione se ne faccia una ragione e si fermi!». Anche il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, ritiene che ci siano margini per modificare il testo. Tuttavia, tra le forze di opposizione resta il timore che il quorum al referendum non venga raggiunto.
Il governatore dell’Emilia Romagna, Michele De Pascale, sottolinea che un referendum con una partecipazione bassa potrebbe spaccare il Paese. «Non possiamo permetterci di dividere l’Italia», ribadisce Angelo Bonelli di Avs. Più ottimista Riccardo Magi di Più Europa, che vede nella consultazione una «splendida primavera referendaria».
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