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Canottaggio, Andrea Panizza: “Medaglia alle spalle, ora Los Angeles. Le gare su 1500 metri aumenteranno la concorrenza”

Andrea Panizza, componente del quattro di coppia che ha conquistato la medaglia d’argento ai Giochi di Parigi 2024, ha rilasciato una lunga intervista ad OA Sport in vista dell’inizio del nuovo quadriennio olimpico. Classe 1998, nato a Lecco e cresciuto a Mandello del Lario, località che diede i natali a Giuseppe Moioli, oro olimpico a Londra 1948 nel quattro senza, che è stato il suo primo tecnico, Panizza proviene da una famiglia di canottieri. Il 26enne delle Fiamme Gialle, oltre all’argento olimpico, vanta un ricco palmares, nel quale spicca l’oro conquistato nel 2018 ai Mondiali, sempre nella specialità del quattro di coppia.

Quali sono state le emozioni, le sensazioni, che ha provocato la medaglia di Parigi 2024? 
A Parigi ci siamo tolti un bel peso, ricordo tantissime emozioni, ma la cosa principale che ricordo è stata un senso di leggerezza, perché dopo Tokyo, dove abbiamo perso la medaglia per un errore durante la finale, c’era un peso che ci portavamo dentro da parecchi anni. Infatti, finita la gara, la sensazione è stata quella ‘Ok, ce l’abbiamo fatta’. Non dico la parola fine, però si è chiuso un capitolo, finalmente un pezzo è andato“.

Dunque hai avvertito una sensazione di riscatto per la delusione dopo il quinto posto di Tokyo, visto che comunque era dovuto più al filaremo capitato durante la gara, che comunque vi ha tolto quella che era una medaglia praticamente certa?
Da anni ci giocavamo il primo ed il secondo posto con i Paesi Bassi e bene o male c’era un bel distacco tra noi ed i Paesi Bassi e tutti gli altri avversari, quindi da Tokyo l’obiettivo non è diventato tanto le gare che c’erano tra le due edizioni dei Giochi, ma direttamente l’Olimpiade, nel senso che, per me, da Tokyo a Parigi sono stati tre anni in cui io pensavo solo ai Giochi, ho fatto le gare intermedie con l’idea che fossero un modo per testarsi e valutarsi con gli avversari, però la gara che contava era Parigi“.

Le altre gare quindi erano una sorta di incidente di percorso verso le Olimpiadi: Mondiali, tappe di Coppa del Mondo ed Europei erano tutte una lunga preparazione verso i Giochi?
E’ bello andar bene a quelle gare perché comunque ci sono delle medaglie e dei titoli in palio, però la medaglia olimpica è la medaglia olimpica, quindi la mente era focalizzata su quella“.

Molto bella la foto che hai postato su Instagram del cofanetto con cui custodisci la medaglia.
Appena l’ho ricevuto l’idea era ‘Ok, basta la medaglia’, perché va bene celebrarla, va bene essere felici, però arriva un certo momento in cui devi metterla via, perché devi pensare alle nuove sfide, a tutte le cose nuove. Non puoi fermarti sulla medaglia, anche anche perché sono stati tre mesi in cui molte persone guardano solo la medaglia, non guardano tutto quello che c’è intorno, il lavoro che c’è dietro. Quindi è arrivato quel momento in cui ho detto ‘Ok, va bene la medaglia’, la gente vuole vedere la medaglia e sicuramente mi fa piacere, però adesso devo pensare ai nuovi obiettivi“.

A Los Angeles 2028 le gare saranno sui 1500 metri: secondo te cambierà qualcosa rispetto alla preparazione che avete svolto nelle stagioni precedenti per le gare che avete affrontato sui 2000 metri? Le gare saranno diverse? Cosa pensi di questa novità?
Il cambiamento in realtà lo vedo in modo positivo: per me il fatto che l’Olimpiade sia sui 1500 porterà un po’ di curiosità in più, e quindi secondo me è una cosa positiva. Sicuramente qualcosina nell’allenamento cambierà, anche perché 500 metri sono 1’30” in meno di gara, quindi già nella preparazione bisogna essere più esplosivi. Cambieranno anche gli avversari che entreranno in gioco per le prime posizioni, perché molte Nazioni sono forti ma di solito sui 2000 metri poi nel percorso rimangono indietro, invece 1500 metri bene o male ce li hanno quasi tutti, cioè sono tutti forti. Il problema è la capacità di arrivare a 2000 metri, per quello che è stato in questi anni, invece a 1500 metri arriveranno tutti al massimo. Le gare saranno più equilibrate secondo me“.

Avete già iniziato a prepararvi a questo cambiamento in allenamento, o comunque è una cosa che dovete ancora iniziare ad affrontare?
Quattro anni sono veramente lunghi, quindi attualmente ci stiamo preparando come gli altri anni, anche perché sta arrivando il nuovo direttore tecnico, e quindi a breve avremo le nuove istruzioni su come prepararci, anche se comunque sarà un percorso lungo. I prossimi Mondiali non saranno sui 1500 metri, quindi penso che la preparazione non cambierà di molto, perché anche nell’anno della qualifica olimpica la gara sarà su 2000 metri. Le gare saranno tutte sui 2000 metri, tranne l’Olimpiade. E’ una cosa un po’ strana, complessa, però, per come sono fatto io, la vivo in modo positivo, perché alla fine un cambiamento di questo genere più lo vivi bene, più lo sai affrontare e più ti porta vantaggio. Mi è capitato di parlarne per cercare di capire, non so come le Nazioni lo affronteranno, magari le gare delle Olimpiadi si affronteranno in modo leggermente diverso. Nell’anno della qualifica saranno 2000 metri, quindi tutti affronteranno in modo normale la gara, magari invece nel 2028 gli equipaggi partiranno al massimo, faranno 1500 metri, poi cercheranno di arrivare all’arrivo. Non lo so, non so veramente cosa potrà accadere, magari si troverà il modo di accorciare alcuni campi di gara per fare dei test“.

Per te quanto sono importanti i corpi militari per lo sport italiano in generale? Cosa ha comportato per te l’ingresso nelle Fiamme Gialle per poter svolgere il tuo sport a tempo pieno?
Secondo me i corpi militari sono fondamentali per un atleta, per continuare ad allenarsi in modo sereno, perché ti permettono di vivere, e nel mio caso è accaduto con le Fiamme Gialle. Nel 2017 ero arrivato in un momento in cui ho detto ‘O quest’anno entro in un corpo militare oppure smetto col canottaggio ed incomincio a lavorare’. Molti atleti se non avessero la possibilità di entrare in un corpo militare, o comunque di avere un supporto da una società, nel mio caso del corpo militare, sarebbe impossibile continuare a fare l’atleta a lungo termine, perché se si ha bisogno c’è comunque un supporto per poterlo fare a tempo pieno. Ci vuole il tempo pieno, ci vogliono i supporti finanziari per vivere e per fare tutto, anche perché non ci sono poche spese, quindi sono fondamentali questi corpi“.

Essendo il prossimo un anno post olimpico, che di solito è sempre un anno un po’ particolare, ci saranno dei cambiamenti oppure si continuerà sulla falsariga di quanto fatto negli scorsi anni per preparare la nuova stagione?
Sicuramente ci saranno dei cambiamenti, perché stanno cambiando il direttore tecnico e gli allenatori, quindi qualcosina secondo me cambierà. L’intensità con cui prepareremo queste gare sarà decisa in primis dagli allenatori, però penso che sicuramente tutta la squadra sarà pronta e cercherà di spingere al massimo“.

Avete già stilato un calendario degli obiettivi per il 2025? Ad esempio negli anni scorsi non sempre l’Italia ha partecipato a tutte le tappe di Coppa del Mondo.
L’obiettivo come ogni anno rimane il Mondiale, di solito è quello l’appuntamento principale, poi c’è l’Europeo e ci sono tre tappe di Coppa del Mondo, che comunque noi usiamo come preparazione durante la stagione in vista del Mondiale, e penso che più o meno questo non cambierà molto. Utilizzeremo le varie Coppe del Mondo come test e l’appuntamento principale rimarrà il Mondiale. Penso che parteciperemo al Memorial d’Aloja, anche perché lo ospitiamo in Italia, quindi quello sarà, penso, il primo appuntamento. Non ho guardato ancora il calendario, ma penso di sì“.

Per quanto riguarda il quattro di coppia, visto che comunque c’è stato anche il cambiamento all’ultimo momento della formazione già annunciata prima di Parigi, pensi che per quest’anno si consoliderà quella formazione andata a medaglia, oppure ci potrebbero essere ancora delle variazioni?
Sicuramente siamo un equipaggio valido, e negli anni abbiamo dimostrato anche continuità a livello mondiale, perché dal 2018 non siamo mai scesi dal podio, a parte a Tokyo, a causa di un errore. Sicuramente abbiamo dimostrato di essere un equipaggio valido, però se continueremo con la stessa formazione o meno dipenderà anche da noi atleti, perché dovremo continuare a dimostrare il nostro valore, e dimostrare di essere tra i migliori per poter restare su quella barca, quindi in un certo senso il posto per riconfermarlo, andrà anche meritato“.

Sebbene in Italia il canottaggio comunque nell’immaginario collettivo sia abbastanza conosciuto, le medaglie olimpiche che sono arrivate hanno dato una maggiore visibilità a tutto il movimento? Vedi un cambiamento in vista di Los Angeles 2028, con una maggior possibilità di avvicinare ragazzi e ragazze alla pratica di questo sport?
Noi atleti, ho visto ad esempio anche Gabriel Soares, come me, muoversi tanto nelle scuole per cercare di far appassionare molti ragazzi a questo sport e farlo conoscere maggiormente, ci siamo spesi molto a livello personale per promuovere il canottaggio. Sicuramente la medaglia olimpica porta anche altre opportunità, ad esempio nell’ultimo periodo ho colto l’occasione di collaborare con Censured Urban Apparel, un’azienda d’abbigliamento. Io mi alleno quotidianamente, e quindi conosco e mi alleno anche con i ragazzini, ed ho fatto anche un test con loro, per normalizzare in un certo senso la medaglia, cioè per fargli capire che anche loro possono farcela con l’allenamento e quindi cerco anche di aiutarli, e quando sono a casa io mi metto lì, mi confronto con loro, mi alleno con loro, perché è bella la medaglia, ma secondo me un ragazzino deve poterla vedere, in un certo senso, come un traguardo facile da raggiungere. A me, personalmente, piace la semplicità, quindi è quello che cerco di trasmettere ai ragazzi per poter raggiungere i loro obiettivi ed i loro sogni“.

A livello personale ha portato qualche beneficio in termini di visibilità la medaglia olimpica?
Ci sono state due o tre opportunità molto interessanti, ma una che mi ha fatto particolarmente piacere è quella con la mia società, la Canottieri Moto Guzzi, dato che l’azienda Moto Guzzi mi ha voluto come Ambassador, e questa cosa mi ha fatto sentire proprio a casa e mi ha fatto particolarmente piacere, perché per me è una cosa che sento proprio mia, come senso di appartenenza, perché lì ho iniziato a fare canottaggio. Ringrazio infine la Società Fiamme Gialle, le società e le aziende che scelgono di collaborare con noi, tra le quali Oakley, che ci permettono di celebrare assieme questa medaglia“.




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