Schiaffi e calci al figlio di 9 anni, padre condannato a sei mesi
Per un banale litigio nel cortile del condominio, un bambino di 9 anni è stato schiaffeggiato dal padre davanti a tutti e poi rinchiuso in camera da letto e lasciato senza cena. Dopo che la madre ha scoperto i lividi che il figlio aveva nel sedere e nella schiena, è andata dai carabinieri ed ha denunciato il marito per abuso dei mezzi di correzione. Giovedì 12 dicembre l’uomo (difeso dall’avvocato Paolo Bottoli), è stato condannato a sei mesi di reclusione.
I fatti risalgono all’inizio del mese di settembre del 2019. La coppia ha due figli ma da tempo viveva “da separati in casa”. Il più giovane dei figli, in particolare, era piuttosto vivace e per questo motivo la coppia faceva di tutto per lasciarlo il meno possibile da solo, cercando di far quadrare i turni lavorativi in modo da alternarsi nella sorveglianza del figlio.
Un giorno, il 3 settembre del 2019, il bambino si trovava nel cortile del condominio e stava giocando a calcio con altri suoi coetanei quando, ad un certo punto, alcuni di loro sono andati a lamentarsi con il padre di presunte scorrettezze del figlio nel gioco.
Il padre, che già in passato aveva alzato le mani con il figlio maggiore, scese subito nel cortile e iniziò a schiaffeggiarlo davanti a tutti. Poi lo trascinò in casa, lo rinchiuse nella camera, abbassando le tapparelle perché rimanesse al buio, e lo lasciò senza cena.
Alla sera, al rientro dal lavoro, la madre capì subito che qualcosa di serio era successo.
Il bambino aveva gli occhio rossi dal pianto e quando la vide, le corse subito incontro ad abbracciarla per trovare conforto.
Per cercare di sollevargli il morale, la donna lo portò al Mc Donald’s a mangiare un panino. Ed è lì che il bambino le raccontò quel che era successo. Poi, visto i lividi che le botte del padre gli avevano lasciato sul corpo, la donna decise di andare dai carabinieri a denunciare il marito.
Il ragazzino, poi, su consiglio dei carabinieri, fu portato al pronto soccorso di Conegliano dove venne ricoverato per qualche giorno. Gli ematomi erano piuttosto evidenti ma in questo modo fu permesso alla donna di trovare il tempo per contattare i servizi sociali e trovare un posto dove andare a vivere con i figli, lontani dal marito manesco.
La donna raccontò poi ai carabinieri che il marito non aveva mai alzato le mani con le ma solo qualche volta con il figlio maggiore. «Una volta - raccontò agli investigatori- fui costretta a usare lo spray al peperoncino per far scappare il figlio più grande dal vicino di casa».
Giovedì mattina, l’udienza finale del processo iniziato un paio d’anni fa. Il giudice alla fine ha deciso di condannare l’uomo per abuso di mezzi di correzione.