Siria: l'inviato dell'ONU incontra il capo dei jihadisti. Silenzio sulla polizia morale
Il leader islamista siriano, il cui gruppo ha guidato l'offensiva che ha rovesciato il regime del presidente Bashar Al Assad, ieri ha incontrato l'inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen durante la sua visita a Damasco, ha riferito l'AFP , citando una dichiarazione rilasciata sul canale Telegram del gruppo salafita siriano. Abu Mohammed al-Julani, leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), che ora usa il suo vero nome Ahmed al-Sharaa, ha discusso con Pedersen «dei cambiamenti avvenuti sulla scena politica che rendono necessario aggiornare», una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 2015 «per adattarla alla nuova realtà», si legge nella dichiarazione.La risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 2015, a cui fa riferimento la dichiarazione dei ribelli, delineava una tabella di marcia per una soluzione politica in Siria e includeva anche la designazione del Fronte Al-Nusra come «gruppo terrorista» HTS un tempo faceva parte del Fronte Al-Nusra, branca siriana di al-Qaeda ed è considerata una organizzazione terroristica da molti governi occidentali. Successivamente HTS si staccò dal Fronte Al-Nusra e diede priorità alla lotta contro al-Qaeda e lo Stato Islamico, verso cui al-Julani si mostrò critico, definendo il suo autoproclamato califfato in alcune parti della Siria e dell'Iraq come «illegittimo». Martedì, Pedersen ha riconosciuto che «l'inserimento di Al-Nusra nell'elenco delle organizzazioni terroristiche da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stato ovviamente un fattore di complicazione negli sforzi per trovare una via d'uscita.» Tuttavia, ha sottolineato «l'importanza di considerare HTS nel contesto della guerra civile siriana». Poche ore prima, l'inviato delle Nazioni Unite per la Siria aveva chiesto una rapida fine delle sanzioni occidentali dopo la cacciata del presidente Bashar Al Assad: «Speriamo di vedere una rapida fine delle sanzioni, in modo da poter assistere a una vera e propria mobilitazione per la ricostruzione della Siria», aveva dichiarato Pedersen ai giornalisti durante la sua visita a Damasco.
Silenzio dell’Onu sulla polizia morale
La dichiarazione di Hayat Tahrir al-Sham di domenica ha evidenziato che Ahmed al-Sharaa ha sottolineato « la necessità di concentrarsi sull'unità territoriale siriana, sulla ricostruzione e sul raggiungimento dello sviluppo economico». Ha inoltre sottolineato « l'importanza di fornire un ambiente sicuro per il ritorno dei rifugiati e di fornire sostegno economico e politico a tal fine». L'inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen non ha avuto nulla da dire a proposito di quanto affermato sabato da al-Sharaa che ha affermato che il nuovo regime siriano opererà secondo la legge della Shari’a (la legge islamica). Parlando a Damasco, il capo dei jihadisti ha affermato che la polizia morale del regime opererà sotto la direzione del Ministro degli Interni e sarà sotto la supervisione di esponenti religiosi e mullah: «Il compito della polizia morale sarà quello di garantire che la popolazione applichi la legge della Sharia e, nel farlo, darà priorità alla via della dawah (proselitismo) e dell'istruzione, invece di agire attraverso la forza». Questo perché secondo al-Sharaa «il ricorso alla forza bruta dimostra la nostra incapacità di trasmettere la Sharia alla gente». Tuttavia, ha aggiunto al-Sharaa , il nuovo regime non esiterà a usare la forza contro coloro che tentano di impedirgli di attuare la Sharia: «La jihad è obbligatoria per questo motivo», ha sottolineato.
Pericolo mine inesplose
Milioni di munizioni e mine terrestri inesplose continuano a rappresentare una minaccia mortale in Siria, un'eredità devastante del conflitto scoppiato 13 anni fa, in seguito alle proteste antigovernative represse con estrema violenza. Questi ordini disseminati sul territorio costituiscono un pericolo concreto per le decine di migliaia di siriani che stanno facendo ritorno nelle proprie case dopo la caduta del regime di Bashar Al Assad. Intere aree del Paese sono contaminate da esplosivi inesplosi, che mettono a rischio la vita dei civili. L'organizzazione Halo Trust ha lanciato un appello alla comunità internazionale per un intervento immediato volto alla bonifica del territorio. Il pericolo è particolarmente alto per i bambini, che potrebbe confondere gli ordigni più piccoli con dei giocattoli, aumentando il rischio di incidenti mortali. «Non ho mai visto nulla di simile», afferma Damian O'Brien, responsabile del programma Siria per Halo Trust, un'organizzazione specializzata nella bonifica e distruzione di ordigni inesplosi. Decine di migliaia di persone attraversano quotidianamente zone fortemente minate, con conseguenze letali evitabili. Secondo Halo Trust, gli esplosivi sono sparsi in diversi tipi di terreno, dai campi agricoli ai villaggi fino alle città, con una particolare concentrazione nella Siria occidentale, in aree intorno ad Aleppo, Homs e Damasco. Molti dei siriani che tornano in patria dal Libano e dalla Turchia sono costretti a passare attraverso queste zone ad alto rischio, aggravando ulteriormente una situazione già drammatica.